UNO DUE
TRE... STELLE!
Se è vero che ogni appuntamento
calcistico presenta il così detto “girone di ferro”, in Portogallo
il “girone di ferro” è questo: Germania, Olanda, Repubblica Ceca,
Lettonia. In qualsiasi altro gruppo infatti, l’eliminazione al primo
turno di una delle prime tre nazionali avrebbe creato scalpore. Qui
invece è già una certezza.
La Germania di oggi è tecnicamente forse una delle più deboli della
storia, ma si diceva così anche alla vigilia del Mondiale
nippocoreano dove i tedeschi arrivarono in finale. È infatti
sconcertante come la Germania non fallisca mai i grandi
appuntamenti. Se si escludono i Mondiali del 1930 e del 1950 ai
quali non ha partecipato, nelle restanti 15 edizioni la Germania ha
raggiunto ben 10 volte almeno la semifinale; in addirittura 7 di
questi 10 casi i tedeschi hanno raggiunto la finalissima, e tre
volte hanno vinto il titolo. Non inferiore la gloria teutonica ai
Campionati europei che vedono scritto nell’albo d’oro ben tre volte
(1972, 1980, 1996) il nome della Germania (record assoluto). Senza
dimenticare la finale del ’76 e quella del ’92, oltre alla
semifinale del 1988. La Germania vanta inoltre, insieme alla
Francia, la prestigiosa accoppiata Europeo - Mondiale a due anni di
distanza: 1972 – 1974. Erano gli anni d’oro del Kaiser Franz
Beckenbauer, di Netzer, di Gerd Mueller; una generazione che trovò
incredibile continuità con quella successiva di Matthaeus, Voeller,
Klinsmann, Brehme. Con la vittoria dell’Europeo’96 e le successive
precoci eliminazioni dal Mondiale di Francia (umiliante 0-3 dalla
Croazia) e dall’Europeo 2000, sembrava definitivamente chiuso un
grande ciclo. La performance trionfale al Mondiale del 2002 ammutolì
però tutti i critici.
L’Olanda ha un palmares senz’altro meno ricco di quello degli eterni
rivali tedeschi. Vanta solamente un successo a livello
internazionale: l’Europeo del 1988 vinto però proprio in Germania e
dopo aver eliminato in semifinale la stessa Germania. Era la
generazione di Gullit, Van Basten, Rijkard; gli olandesi avevano
tutte le carte in regola per avere successo anche in un Mondiale ma
a Italia’90 pagarono la voglia di rivalsa degli stessi tedeschi che
prevalsero sui “tulipani” in un ottavo di finale epico passato alla
storia per insulti e sputi reciproci. A parte l’edizione italiana,
l’Olanda ha partecipato alle fasi finali dei Mondiali un numero di
volte inversamente proporzionale al prestigio di cui gode. Ciò è
dovuto ai risultati favolosi che senza eccezioni i “tulipani” hanno
ottenuto tutte e 5 le volte in cui hanno preso parte alla
manifestazione. In Germania nel 1974 e in Argentina nel 1978
l’Olanda passò alla storia come squadra rivoluzionaria, come
compagine che sgretolò tutte le certezze che il calcio aveva
conseguito in mezzo secolo di storia. Arrivò due volte in finale ma,
nella memoria di tutti, fu campione. Cruyff, Krol, Rep, Neeskens e
un gioco spumeggiante erano le colonne portanti di quella grande
squadra. Dopo la succitata parentesi del ’90, l’Olanda si presentò
negli USA nel ’94 con una squadra molto valida che si dovette
arrendere solo negli ultimi minuti dei quarti di finali al Brasile
(2-3). Sempre il Brasile si rivelò bestia nera degli olandesi a
Francia ’98; questa volta furono i rigori a punire i “tulipani” in
semifinale. Anche ai Campionati europei l’Olanda non ha mai goduto
di buona sorte, tutt’altro. Nel 1976, in piena era di calcio
champagne, l’Olanda partì favorita ma fu sconfitta in semifinale
dalla Cecoslovacchia poi vincitrice del titolo. Seguirono due
edizioni anonime, fino al trionfo dell’88: squadra stratosferica che
rivelava al mondo il talento cristallino di Marco Van Basten e Frank
Rijkard e consacrava definitivamente il Pallone d’oro in carica Ruud
Gullit. Ma l’Olanda pagò tanta gloria nelle tre edizioni successive
degli Europei. Sia nel ’92 (per mano della Danimarca), sia nel ’96
(per mano della Francia), sia nel 2000 (una delle prestazioni più
sfortunate e autolesioniste della storia del calcio, contro
l’Italia) infatti, l’Olanda fu eliminata ai rigori. Che sia l’anno
della vendetta?
La Repubblica ceca è una delle più giovani nazionali esistenti; le
sue origini nascono dalla spaccatura della vecchia Cecoslovacchia
(già campione d’Europa nel 1976) in Repubblica ceca e Slovacchia.
Già all’esordio in una grande competizione internazionale, la
Repubblica ceca ha sfiorato il colpaccio raggiungendo la finale a
Euro’96 e mantenendo, in finale, il vantaggio di 1-0 fino a
pochissimi minuti dalla fine. Agli Europei del 2000 si presentò come
una delle favorite avendo dominato a punteggio pieno il girone di
qualificazione. Ma anche in quell’occasione cadde in un girone di
ferro con Olanda, Francia e Danimarca; si arrese alle prime due e
tornò a casa a mani vuote. A mani vuote anche le avventure mondiali,
ai quali non si è mai qualificata.
Il palmares internazionale della Lettonia è inesistente. Dalla sua
nascita politica e sportiva (1992) i baltici non si sono mai
qualificati ad una manifestazione calcistica importante. Arrivano in
Portogallo dopo aver superato un ostico girone di qualificazione che
vedeva oltre alla favorita Svezia, la Turchia (terza ai Mondiali),
l’Ungheria e la Polonia (comunque presente agli ultimi Mondiali). Un
girone equilibrato in cui ha fatto la differenza Verpakovskis, il
bomber della squadra, decisivo con i suoi sei gol, due dei quali
nello spareggio contro i turchi. Il CT Starkovs si affida ovviamente
al blocco dello Skonto Riga, la squadra che ha vinto tutti e 13 i
campionati nazionali fin qui giocati e di cui è stato anche
allenatore. Anche Verpakovskis faceva parte dello Skonto ma
l’inverno scorso è passato alla Dinamo Kiev. Ad assisterlo, da
centrocampo, l’esperto Astafjevs, capitano e primo giocatore lettone
a superare le cento partite in nazionale. Al fianco di Verpakovskis
gioca invece ormai in pianta stabile Rimkus, trentunenne del
Ventspils. La difesa è per tre quarti affidata al blocco dello
Skonto: Blagonadezdins, Zemliskis, Isaksov, mentre Stepanovs milita
nelle fila del Beveren in Belgio. Da un lato i lettoni sono stati
sfortunati a capitare in un girone così difficile; d’altro canto
invece il sorteggio può rivelarsi una fortuna per Starkovs e i suoi.
Nessuno infatti si aspetta punti o avanzerebbe critiche nel caso
arrivassero tre sconfitte; tutti invece sarebbero pronti a
festeggiare come un trionfo anche un pareggino strappato a una delle
tre grandi d’Europa.
Di tutt’altro peso, ovviamente, sono le critiche che stampa e tifosi
tedeschi sarebbero pronti a gettare su Voeller e soci in caso di
fallimento. Tuttavia non si tratterebbe neanche di critiche violente
come dopo USA ’94 o Euro 2000. Tutti infatti si rendono conto che la
Germania che sta per iniziare l’avventura in Portogallo è una delle
più deboli di sempre e che tecnicamente Olanda e Repubblica ceca
sono (soprattutto la prima) di gran lunga superiori. I punti di
forza dei tedeschi costituiscono anche la spina dorsale della
squadra: il portiere Kahn, il capitano del Leverkusen Novotny, il
fantasista Ballack e la punta Freddi Bobic rispolverato dal CT
Voeller dopo un lungo periodo trascorso nell’anonimato. Ma a parte
l’attaccante che ha giocato un ruolo fondamentale nelle
qualificazioni, gli altri 3 rappresentano più semplici nomi che
grande garanzia di forma. Il portierone, miglior giocatore del
Mondiale nippocoreano, viene da due anni di disavventure coniugali
che lo hanno fatto diventare uno dei re dei giornali scandalistici
tedeschi e che di conseguenza hanno inciso negativamente sul suo
rendimento. Nowotny non è più quello che di due anni fa e ancora
risente dell’infortunio drammatico del 2002 che gli fece saltare sia
la finale di Champions che il Mondiale. E Ballack è un altro punto
interrogativo: sarà l’uomo decisivo dei Campionati del mondo o
quello indecifrabile del Bayern? Le alternative poi sembrano
mancare: Metzelder non è stato convocato a causa di un infortunio
che lo ha tenuto fuori un anno intero, Deisler è appena uscito da
una crisi depressiva acuta, Klose quest’anno ha giocato pochissimo.
Insomma la Germania in Giappone compì un’impresa arrivando in
finale. Oggi sarebbe sufficiente la semifinale per parlare di
miracolo.
Tutt’altro spirito pervade l’Olanda. I “tulipani” si presentano
all’Europeo come favoriti assoluti insieme a Francia e Italia. Il CT
Advocaat ha a disposizione una rosa completa in tutti i reparti,
tanto che sono destinati alla panchina mostri sacri come Frank De
Boer e talenti del calcio europeo come Van der Meyde, Van Bronchorst,
Overmars, Vam Hoijdonk. È da verificare se l’assenza di Seedorf in
occasione del debutto contro i “nemici” della Germania peserà in
modo determinante oppure no, ma la ricchezza di alternative di cui
gode Advocaat lascia presupporre che la squadra sarà egualmente
competitiva. A garantire ulteriore sicurezza sono i due autentici
bomber: Makaay (cecchino del Bayern) e Van Nistelroy (uno dei più
prolifici attaccanti degli ultimi anni) con Kluivert riserva di
lusso. Eppure l’Olanda ha rischiato fino alla fine di non
qualificarsi per l’Europeo (spareggi con la Scozia: 0-1; 6-0), anche
se non tanto per propri demeriti quanto per la travolgente forza
della Repubblica ceca, sua avversaria anche nel girone. I “tulipani”
infatti hanno vinto tutte le partite, tranne quelle con i cechi
(1-1; 1-3) e ora, ironia della sorte, se li ritroveranno contro.
Questo spiega con quanta credibilità la Repubblica ceca si presenta
alla fase finale di questa competizione. È pur vero che se il 2003 è
stato l’anno di gloria della nazionale del CT Brueckner (7 vittorie
e 1 pareggio nelle qualificazioni con 23 gol fatti e 5 subiti oltre
al Pallone d’oro di Nedved), il 2004 ha portato parecchi
cambiamenti. Alcuni giocatori cardine della squadra hanno subito
infortuni (Rosicky, Grygera, il portiere Cech, Baros), altri sono
incappati in notevoli scadimenti di forma (Nedved, Koller): tutto
dipenderà dalle loro condizioni al fischio d’inizio. La squadra
comunque c’è; è ben assortita con elementi della vecchia guardia di
Euro’96 quali Poborsky, Galasek e Nedved, giocatori di una
generazione intermedia come Grygera e Jankulovski e giovani campioni
d’Europa Under 21 nel 2002 come Cech, Baros e Huebschman.
Buon divertimento!
Livio D'Alessandro |