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15/6/2004

UNO DUE TRE... STELLE!

Se è vero che ogni appuntamento calcistico presenta il così detto “girone di ferro”, in Portogallo il “girone di ferro” è questo: Germania, Olanda, Repubblica Ceca, Lettonia. In qualsiasi altro gruppo infatti, l’eliminazione al primo turno di una delle prime tre nazionali avrebbe creato scalpore. Qui invece è già una certezza.
La Germania di oggi è tecnicamente forse una delle più deboli della storia, ma si diceva così anche alla vigilia del Mondiale nippocoreano dove i tedeschi arrivarono in finale. È infatti sconcertante come la Germania non fallisca mai i grandi appuntamenti. Se si escludono i Mondiali del 1930 e del 1950 ai quali non ha partecipato, nelle restanti 15 edizioni la Germania ha raggiunto ben 10 volte almeno la semifinale; in addirittura 7 di questi 10 casi i tedeschi hanno raggiunto la finalissima, e tre volte hanno vinto il titolo. Non inferiore la gloria teutonica ai Campionati europei che vedono scritto nell’albo d’oro ben tre volte (1972, 1980, 1996) il nome della Germania (record assoluto). Senza dimenticare la finale del ’76 e quella del ’92, oltre alla semifinale del 1988. La Germania vanta inoltre, insieme alla Francia, la prestigiosa accoppiata Europeo - Mondiale a due anni di distanza: 1972 – 1974. Erano gli anni d’oro del Kaiser Franz Beckenbauer, di Netzer, di Gerd Mueller; una generazione che trovò incredibile continuità con quella successiva di Matthaeus, Voeller, Klinsmann, Brehme. Con la vittoria dell’Europeo’96 e le successive precoci eliminazioni dal Mondiale di Francia (umiliante 0-3 dalla Croazia) e dall’Europeo 2000, sembrava definitivamente chiuso un grande ciclo. La performance trionfale al Mondiale del 2002 ammutolì però tutti i critici.
L’Olanda ha un palmares senz’altro meno ricco di quello degli eterni rivali tedeschi. Vanta solamente un successo a livello internazionale: l’Europeo del 1988 vinto però proprio in Germania e dopo aver eliminato in semifinale la stessa Germania. Era la generazione di Gullit, Van Basten, Rijkard; gli olandesi avevano tutte le carte in regola per avere successo anche in un Mondiale ma a Italia’90 pagarono la voglia di rivalsa degli stessi tedeschi che prevalsero sui “tulipani” in un ottavo di finale epico passato alla storia per insulti e sputi reciproci. A parte l’edizione italiana, l’Olanda ha partecipato alle fasi finali dei Mondiali un numero di volte inversamente proporzionale al prestigio di cui gode. Ciò è dovuto ai risultati favolosi che senza eccezioni i “tulipani” hanno ottenuto tutte e 5 le volte in cui hanno preso parte alla manifestazione. In Germania nel 1974 e in Argentina nel 1978 l’Olanda passò alla storia come squadra rivoluzionaria, come compagine che sgretolò tutte le certezze che il calcio aveva conseguito in mezzo secolo di storia. Arrivò due volte in finale ma, nella memoria di tutti, fu campione. Cruyff, Krol, Rep, Neeskens e un gioco spumeggiante erano le colonne portanti di quella grande squadra. Dopo la succitata parentesi del ’90, l’Olanda si presentò negli USA nel ’94 con una squadra molto valida che si dovette arrendere solo negli ultimi minuti dei quarti di finali al Brasile (2-3). Sempre il Brasile si rivelò bestia nera degli olandesi a Francia ’98; questa volta furono i rigori a punire i “tulipani” in semifinale. Anche ai Campionati europei l’Olanda non ha mai goduto di buona sorte, tutt’altro. Nel 1976, in piena era di calcio champagne, l’Olanda partì favorita ma fu sconfitta in semifinale dalla Cecoslovacchia poi vincitrice del titolo. Seguirono due edizioni anonime, fino al trionfo dell’88: squadra stratosferica che rivelava al mondo il talento cristallino di Marco Van Basten e Frank Rijkard e consacrava definitivamente il Pallone d’oro in carica Ruud Gullit. Ma l’Olanda pagò tanta gloria nelle tre edizioni successive degli Europei. Sia nel ’92 (per mano della Danimarca), sia nel ’96 (per mano della Francia), sia nel 2000 (una delle prestazioni più sfortunate e autolesioniste della storia del calcio, contro l’Italia) infatti, l’Olanda fu eliminata ai rigori. Che sia l’anno della vendetta?
La Repubblica ceca è una delle più giovani nazionali esistenti; le sue origini nascono dalla spaccatura della vecchia Cecoslovacchia (già campione d’Europa nel 1976) in Repubblica ceca e Slovacchia. Già all’esordio in una grande competizione internazionale, la Repubblica ceca ha sfiorato il colpaccio raggiungendo la finale a Euro’96 e mantenendo, in finale, il vantaggio di 1-0 fino a pochissimi minuti dalla fine. Agli Europei del 2000 si presentò come una delle favorite avendo dominato a punteggio pieno il girone di qualificazione. Ma anche in quell’occasione cadde in un girone di ferro con Olanda, Francia e Danimarca; si arrese alle prime due e tornò a casa a mani vuote. A mani vuote anche le avventure mondiali, ai quali non si è mai qualificata.
Il palmares internazionale della Lettonia è inesistente. Dalla sua nascita politica e sportiva (1992) i baltici non si sono mai qualificati ad una manifestazione calcistica importante. Arrivano in Portogallo dopo aver superato un ostico girone di qualificazione che vedeva oltre alla favorita Svezia, la Turchia (terza ai Mondiali), l’Ungheria e la Polonia (comunque presente agli ultimi Mondiali). Un girone equilibrato in cui ha fatto la differenza Verpakovskis, il bomber della squadra, decisivo con i suoi sei gol, due dei quali nello spareggio contro i turchi. Il CT Starkovs si affida ovviamente al blocco dello Skonto Riga, la squadra che ha vinto tutti e 13 i campionati nazionali fin qui giocati e di cui è stato anche allenatore. Anche Verpakovskis faceva parte dello Skonto ma l’inverno scorso è passato alla Dinamo Kiev. Ad assisterlo, da centrocampo, l’esperto Astafjevs, capitano e primo giocatore lettone a superare le cento partite in nazionale. Al fianco di Verpakovskis gioca invece ormai in pianta stabile Rimkus, trentunenne del Ventspils. La difesa è per tre quarti affidata al blocco dello Skonto: Blagonadezdins, Zemliskis, Isaksov, mentre Stepanovs milita nelle fila del Beveren in Belgio. Da un lato i lettoni sono stati sfortunati a capitare in un girone così difficile; d’altro canto invece il sorteggio può rivelarsi una fortuna per Starkovs e i suoi. Nessuno infatti si aspetta punti o avanzerebbe critiche nel caso arrivassero tre sconfitte; tutti invece sarebbero pronti a festeggiare come un trionfo anche un pareggino strappato a una delle tre grandi d’Europa.
Di tutt’altro peso, ovviamente, sono le critiche che stampa e tifosi tedeschi sarebbero pronti a gettare su Voeller e soci in caso di fallimento. Tuttavia non si tratterebbe neanche di critiche violente come dopo USA ’94 o Euro 2000. Tutti infatti si rendono conto che la Germania che sta per iniziare l’avventura in Portogallo è una delle più deboli di sempre e che tecnicamente Olanda e Repubblica ceca sono (soprattutto la prima) di gran lunga superiori. I punti di forza dei tedeschi costituiscono anche la spina dorsale della squadra: il portiere Kahn, il capitano del Leverkusen Novotny, il fantasista Ballack e la punta Freddi Bobic rispolverato dal CT Voeller dopo un lungo periodo trascorso nell’anonimato. Ma a parte l’attaccante che ha giocato un ruolo fondamentale nelle qualificazioni, gli altri 3 rappresentano più semplici nomi che grande garanzia di forma. Il portierone, miglior giocatore del Mondiale nippocoreano, viene da due anni di disavventure coniugali che lo hanno fatto diventare uno dei re dei giornali scandalistici tedeschi e che di conseguenza hanno inciso negativamente sul suo rendimento. Nowotny non è più quello che di due anni fa e ancora risente dell’infortunio drammatico del 2002 che gli fece saltare sia la finale di Champions che il Mondiale. E Ballack è un altro punto interrogativo: sarà l’uomo decisivo dei Campionati del mondo o quello indecifrabile del Bayern? Le alternative poi sembrano mancare: Metzelder non è stato convocato a causa di un infortunio che lo ha tenuto fuori un anno intero, Deisler è appena uscito da una crisi depressiva acuta, Klose quest’anno ha giocato pochissimo. Insomma la Germania in Giappone compì un’impresa arrivando in finale. Oggi sarebbe sufficiente la semifinale per parlare di miracolo.
Tutt’altro spirito pervade l’Olanda. I “tulipani” si presentano all’Europeo come favoriti assoluti insieme a Francia e Italia. Il CT Advocaat ha a disposizione una rosa completa in tutti i reparti, tanto che sono destinati alla panchina mostri sacri come Frank De Boer e talenti del calcio europeo come Van der Meyde, Van Bronchorst, Overmars, Vam Hoijdonk. È da verificare se l’assenza di Seedorf in occasione del debutto contro i “nemici” della Germania peserà in modo determinante oppure no, ma la ricchezza di alternative di cui gode Advocaat lascia presupporre che la squadra sarà egualmente competitiva. A garantire ulteriore sicurezza sono i due autentici bomber: Makaay (cecchino del Bayern) e Van Nistelroy (uno dei più prolifici attaccanti degli ultimi anni) con Kluivert riserva di lusso. Eppure l’Olanda ha rischiato fino alla fine di non qualificarsi per l’Europeo (spareggi con la Scozia: 0-1; 6-0), anche se non tanto per propri demeriti quanto per la travolgente forza della Repubblica ceca, sua avversaria anche nel girone. I “tulipani” infatti hanno vinto tutte le partite, tranne quelle con i cechi (1-1; 1-3) e ora, ironia della sorte, se li ritroveranno contro.
Questo spiega con quanta credibilità la Repubblica ceca si presenta alla fase finale di questa competizione. È pur vero che se il 2003 è stato l’anno di gloria della nazionale del CT Brueckner (7 vittorie e 1 pareggio nelle qualificazioni con 23 gol fatti e 5 subiti oltre al Pallone d’oro di Nedved), il 2004 ha portato parecchi cambiamenti. Alcuni giocatori cardine della squadra hanno subito infortuni (Rosicky, Grygera, il portiere Cech, Baros), altri sono incappati in notevoli scadimenti di forma (Nedved, Koller): tutto dipenderà dalle loro condizioni al fischio d’inizio. La squadra comunque c’è; è ben assortita con elementi della vecchia guardia di Euro’96 quali Poborsky, Galasek e Nedved, giocatori di una generazione intermedia come Grygera e Jankulovski e giovani campioni d’Europa Under 21 nel 2002 come Cech, Baros e Huebschman.
Buon divertimento!

Livio D'Alessandro

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