... MA
NON SIA DETTA L'ULTIMA PAROLA!
A
leggere da fuori i nomi delle squadre del girone A di questo
Campionato europeo per nazioni, sembrerebbe tutto già scritto:
Portogallo e Spagna ai quarti, Grecia e Russia a casa. Ma, si sa, il
pallone è rotondo, le sorprese sono sempre dietro l’angolo e la
tradizione delle due nazionali più latine del continente è da sempre
modestissima in occasione dei grandi appuntamenti. Tanto è vero
infatti che le squadre di club spagnole e portoghesi hanno scritto
innumerevoli pagine epiche della storia del calcio (non a caso
appartengono a Valencia e Porto i trofei più prestigiosi d’Europa),
è altrettanto vero che il palmares delle loro squadre nazionali è in
proporzione pietosamente misero. Solo la Spagna di Luisito Suarez
infatti, vinse in casa un Campionato europeo nel lontano 1964.
Qualche altro bagliore vent’anni dopo, quando “le furie rosse” si
arresero solo in finale alla Francia di Michel Platini. Ai mondiali,
poi, ancora peggio: solamente un quarto posto oltre mezzo secolo fa:
nel 1950. Per il Portogallo la storia è stata ancora più amara. Gli
Europei non hanno mai visto protagonista la compagine lusitana,
neanche ai tempi del grande Eusebio. La “Pantera nera” si rivelò
invece decisivo in occasione dei mondiali d’Inghilterra nel 1966,
quando con le sue 9 reti trascinò il Portogallo fino al terzo posto.
È evidente che dinanzi a queste cifre
(ridicole magari per squadre più blasonate) la Grecia impallidisce.
La nazionale ellenica infatti un terzo posto al mondiale neanche
immagina come sia fatto, visto che vanta una sola partecipazione sia
alla fase finale dei Campionati del mondo (1994) che a quella dei
Campionati europei (1980). La storia del calcio in questo Paese è
andata in direzione inversamente proporzionale all’importanza che il
Paese stesso riveste per la storia dello sport fin dall’antichità.
La Russia merita un discorso a parte,
non fosse altro che per la sua giovanissima età. L’ultima
partecipazione dell’URSS ad una competizione internazionale risale
infatti al 1990. Sarà ancora l’URSS a qualificarsi ad Euro’92 ma
l’evolversi delle vicende politiche faranno sì che i sovietici
prenderanno parte alla manifestazione in Svezia con il nome di
C.S.I. (Comunità degli Stati Indipendenti). A Usa’94 la Russia farà
il suo esordio sul palcoscenico del calcio mondiale ma sarà
eliminata nel girone iniziale così come in Corea nel 2002 e
all’Europeo del 1996. Ai Mondiali di Francia ’98 e agli Europei
franco-olandesi di due anni dopo invece la Russia non riuscì neanche
a qualificarsi.
A rigor di logica e a rigor di
tradizione dunque, per Russia e Grecia ci sarebbero poche speranze
di passare il turno. A rafforzare questa ipotesi c’è il fattore
campo che dovrebbe costituire un vantaggio per il Portogallo. Da
sempre, chi gioca in casa queste manifestazioni ha una marcia in
più. È così ai Campionati del mondo, che in 17 edizioni hanno visto
la squadra ospitante arrivare almeno in semifinale ben 11 volte (in
addirittura 6 di queste 11 occasioni la nazionale padrona di casa ha
anche vinto il titolo), ma è così soprattutto ai Campionati europei
dove i padroni di casa in tutte e 11 le edizioni fin qui disputate
non hanno mai mancato l’appuntamento con la semifinale. Ma non solo
i numeri sono dalla parte del Portogallo. Anche e soprattutto il
fatto di costituire un gruppo affiatato, che va avanti insieme da
diversi anni e che ha l’ultima, ghiottissima occasione per
conquistare qualcosa d’importante e non sprecare definitivamente una
generazione di talenti (quella dei Figo, Rui Costa, Couto, Rui Jorge,
Costina, Pauleta) difficilmente ripetibile a breve termine. Sembra
di buon auspicio la guida tecnica, quel Felipe Scolari campione del
mondo in carica con il Brasile dei fenomeni che ha preso in mano una
squadra distrutta dopo la debacle coreana, l’ha forgiata secondo il
proprio credo ed è pronto a lanciarla verso ambiti traguardi. Si è
affidato alla vecchia guardia (tranne Vitor Baia, mai convocato),
senza disdegnare i talenti emergenti come Cristiano Ronaldo o le
novità dei vari campionati come Deco, Tiago e Carvalho.
La Spagna, come al solito, sembra
fortissima. Giocatori espertissimi ma ancora giovani; basti pensare
a Raul e Morientes che a rispettivamente 27 e 28 anni hanno già
vinto 3 Coppe dei Campioni ciascuno (il secondo ha già giocato
addirittura 4 finali) o a Casillas che ha appena compiuto 23 anni e
di Coppe dei Campioni ne ha già alzate 2. Raul è fuori forma, quello
appena passato è stato il suo anno peggiore e i grandi appuntamenti
con la nazionale fin qui li ha sempre falliti, un po’ come Del
Piero. Alla sua resurrezione è affidato gran parte del destino
iberico in questo torneo. Dovrebbero comunque offrire garanzie anche
i due pilastri del pluridecorato Valencia Albelda e Baraja e i
laterali Puyol e Michel Salgado. Il CT Saez non ha rinunciato alla
freschezza e al talento del gioiello dell’Atletico Madrid Fernando
“Nino” Torres, mentre ha lasciato a casa il capocannoniere spagnolo
della Liga Mista. Scelta coraggiosa o azzardo inutile? All’Europeo
l’ardua sentenza.
Insieme forse alla Svizzera e alla
Lettonia, la Grecia è data come una delle squadre materasso di
questo torneo. Una di quelle che tutti i CT si auguravano in
silenzio di affrontare. E probabilmente il campo darà loro ragione.
Non si possono tuttavia togliere i meriti a Otto Rehhagel, uno dei
più titolati allenatori tedeschi, per aver portato la Grecia in
Portogallo con una cavalcata travolgente che ha sbaragliato
avversarie del calibro di Spagna e Ucraina. Dopo aver perso le prime
due gare del girone eliminatorio infatti, gli ellenici sembravano
spacciati. È stato allora che il CT tedesco ha fatto quadrato
intorno a sé, allontanando chi si fosse reso colpevole anche del più
minimo sgarro (ad esempio l’ex interista Georgatos) e puntando tutto
sul medesimo gruppo (ha infatti lasciato fuori l’attaccante dell’Ajax
campione d’Olanda Anastasiu e il centrocampista vicecampione
d’Europa con il Monaco Zikos). Il 16 ottobre del 2002 è dunque
iniziata la serie di vittorie contro l’Armenia (in casa e fuori),
contro la Spagna (in Spagna), contro L’Ucraina (in casa) e contro
l’Irlanda del nord (in casa e fuori) che si è conclusa l’11 ottobre
dell’anno dopo con 8 reti all’attivo e addirittura zero al passivo.
La rosa presenta anche tre conoscenze del nostro calcio: Dellas,
Karagunis e Vryzas che in patria sono senz’altro considerati più
importanti di quanto non avvenga nel nostro campionato. I perni
della squadra sono però Seitaridis, fluidificante destro di buona
qualità, Giannakopulos, centrocampista offensivo capace di
trasformarsi all’occorrenza in punta vera e propria e il fantasista
Tsiartas, abile calciatore di calci da fermo e marcatore del rigore
partita nella sfida decisiva di qualificazione contro l’Irlanda del
nord.
La
partecipazione della Russia a questi Europei è stata appesa ad un
filo fino alla fine ed ha corso il rischio di svanire per la
positività di Egor Titov. Ma tutto si è risolto per il meglio e i
ragazzi del CT Yartsev si lanciano con entusiasmo nella grande
avventura lusitana. La Russia però non gode dei favori del
pronostico, né tantomeno il calcio di questo paese sta attraversando
un periodo particolarmente florido. I grandi vecchi Ovchinnikov
(portiere), Onopko (capitano e difensore centrale) e “lo zar”
Mostovoj (fantasista e star della squadra) sono sul viale del
tramonto ma sembra impossibile rimpiazzarli per carenza di nuove
leve. Non a caso la Russia si è qualificata per questa competizione
per il rotto della cuffia, dopo lo spareggio con il Galles,
nonostante un girone estremamente facile composto da Eire, Albania,
Georgia e Svizzera. Si ripongono grandi speranze nella vena di
Mostovoj, nella brillantezza ed euforia del neo campione d’Europa
Alenitchev e nel laterale sinistro Evseev, autore del gol
qualificazione nello spareggio con il Galles. Certo un Salenko che
finalizzi il gioco con il cinismo proprio del vecchio eroe di USA
’94 manca del tutto a questa squadra. Almeno fin’ora. Speriamo che
gli Europei rivelino qualche nuovo talento, magari quello di Sychev,
ventenne già in evidenza al mondiale nippocoreano.
Livio D'Alessandro |