LA MEGLIO
GIOVENTU'
di
Francesco Bianco
C'è qualcosa di profondamente
irrazionale nella dissonanza fra i brillanti risultati delle nostre
meravigliose nazionali giovanili e quelli, non sempre (quasi mai, in
verità) all'altezza, delle nazionali azzurre. Negli ultimi dodici
anni, cinque successi nel campionato d'Europa Under 21; nello stesso
periodo, la nazionale maggiore non ha ottenuto che una finale
mondiale e una europea. Ancor più sorprendente, forse, è la
sterilità di successi in campo olimpico, laddove, a partecipare, è
una formazione in tutto e per tutto simile alla tradizionale under
21 (cui si sommano al più i fuoriquota).
Al di là dell'Olimpiade, che meriterebbe troppe ulteriori
considerazioni, resta lo schiacciante divario fra le immagini
offerte, dagli anni '90 in poi, dalle due rappresentative: giovane,
fresca, compatta, ben allenata e soprattutto vincente la Under 21;
stanca, divisa dalle polemiche e dai dualismi, poco convincente sul
piano del gioco e dei risultati la maggiore.
Non sempre, naturalmente, tutto questo è vero, ma quasi sempre il
paragone è comunque favorevole agli azzurrini.
Quali che ne siano le ragioni, godiamoci questo successo. Che è
sminuente leggere in chiave romanista (in riferimento alle tre reti
della finale segnate da De Rossi, effettivamente della Roma, Bovo,
che della Roma non ha ancora vestito la maglia e Gilardino, che
della Roma è solo un obbiettivo di mercato), mentre è corroborante
leggerlo in chiave italiana, nel discorso sul recupero della nostra
dignità calcistica nazionale (una tappa importante, in questo senso,
è stata l'edizione 2002-2003 della Champions League, con tre squadre
italiane nelle semifinali). Non paragoniamola neppure alla nazionale
di Pablito Rossi e Dino Zoff: allora partivamo da outsider, in un
torneo assai più lungo e duro di quello di pochi giorni fa.
La Under, reduce da una tradizione quasi sempre vincente, meritava
assai più credito e raccoglieva maggiori aspettative di quella
miracolata spedizione azzurra. Un regalo, certo, era stato fatto da
Giovanni Trapattoni, inspiegabilmente ostile al ricambio
generazionale tanto da ignorare un fenomeno da 40 gol in stagione
come Alberto Gilardino (del resto Gentile aveva precedentemente
rinunciato a Cassano...). Ma la Under vista contro la Serbia, e
precedentemente contro le altre avversarie (ad eccezione del primo
incontro contro la Bielorussia), ha mostrato un impian solido e una
compagine competitiva in tutti i settori. De Rossi, vessato d
problemi fisici per una stagione, si è riscoperto signore del
ntrocampo, capace di contenere, inserirsi e segnare perfino due gol
decisivi; Barzagli ha dato sicurezza alla difesa, assieme a un
Bonera ottimo anche in fase propostiva (assist a Gilardino contro il
Portogallo); Palombo, a dispetto di una tecnica individuale
approssimativa, ha avto gmbe d'acciaio per tutto il torneo; Sculli è
stato un inticabile compagno di reparto per lo straordinaio
Gilardino; potremmo citare gli altri ma è ufficiente abbozzare
qualche profilo, per renderci nto di quanto bello sia un successo
così meritato, suggellato da una finale dominata (anche se
definitivente chiusa solo nei minuti finali) e stravinta davanti
agli emigrati della Ruhr.
Verrebbe ancora da interrogarci sul perché i molti campioni under 21
non riescano ad affermarsi con la maglia azzurra "vera". Verrebbe da
chiedersi (augurando a Gentile miglior fortuna) come mai gli stessi
Maldini e Tardelli, osannati e vincenti con gli azzurrini, non
abbiano saputo ripetersi su altre panchine.
Per ora guardiamo al Portogallo, che venga a zittirci, e godiamoci,
almeno per qualche giorno, questa bella gioventù. |