COMMOVENTE RUDI
di
Livio D'Alessandro
Rudi
Voeller è un esempio non solo di grande tecnico ma anche di grande
uomo di sport. Se qualcuno avesse ancora avanzato dubbi in
proposito, senz’altro ha potuto fugarli assistendo alla conferenza
stampa che l’ex “tedesco volante” ha tenuto questa mattina prima di
lasciare il Portogallo.
Anteponendo il bene della nazionale tedesca a qualsiasi (e non erano
pochi né irrilevanti) interesse personale infatti, il
quarantaquattrenne di Hanau, si è dimesso da commissario tecnico
della Germania nonostante godesse della fiducia piena del suo
presidente federale, della simpatia di gran parte di stampa e tifosi
e soprattutto nonostante avesse l’opportunità di guidare la sua
nazionale ai Mondiali del 2006 da giocare in casa. Condizioni
ottimali e occasione storica a cui però Voeller non ha badato. Come
non ha badato ai soldi, come non ha badato alla fama e al successo
che quella panchina porta con sé in ogni nazione calcio-dipendente.
Si è dimesso perché aveva timore che questo risultato deludente (di
cui lui è comunque esente da colpe) conseguito in Portogallo possa
avere ripercussioni negative nella fase di avvicinamento al Mondiale
2006 non appena arriverà qualche sconfitta nelle amichevoli di
preparazione. Ripercussioni negative sul gruppo, sull’umore della
squadra. E, a suo dire, l’appuntamento con i Campionati del mondo in
casa è troppo importante. Perciò meglio iniziare un nuovo ciclio;
meglio che a gestire questo biennio ci pensi qualcuno che non abbia
“macchie” sulle spalle. Un’umiltà incredibile. Per un allenatore che
comunque, con una squadra molto inferiore ad altre, aveva raggiunto
la finalissima degli ultimi Mondiali.
Inevitabile e spontaneo il paragone con le abitudini italiane: non
solo non si è dimesso Trapattoni dopo due manifestazioni umilianti e
fallimentari, ma non si è dimesso neanche un dirigente della
Federcalcio. E tutte le dimissioni (Zoff a parte) che siamo stati
abituati a vedere negli ultimi decenni sono state quasi tutte di
facciata. Alla fine girano sempre i soliti. Basti pensare che Franco
Carraro fu nominato Presidente federale per la prima volta nel 1976.
Il vice campione del mondo in carica invece, con una dignità anche
quasi esagerata a mio modo di vedere, lascia una delle poltrone più
ambite del Paese per il bene del calcio tedesco. Ora (perché nel
calcio può ormai succedere proprio di tutto), a meno che tra due
settimane non lo vediamo firmare un contratto da dieci milioni di
euro con qualche squadra russa o araba, non resta che accennare un
inchino dinanzi al gesto di Rudi e congedarci da lui con un
elegante… chapeau (non lo offenderà il francesismo)!
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