SECONDO
ATTO
di
Francesco Bianco
Curiosa,
la circolarità di questo Europeo: la finale sarà la replica della
partita inaugurale (è la terza volta che capita), vinta dalla Grecia
per due a uno su un Portogallo padrone di casa e assai deludente.
Anche nell'ottica della rivincita, quantunque la posta in palio sia
ben più alta che non la semplice soddisfazione di una rivalsa, può
essere letto questo atteso atto finale di Euro 2004.
Sarà una partita assolutamente diversa da quella del 12 giugno: la
figuraccia portoghese è stata obliterata da una filza di prestazioni
vincenti e convincenti, che hanno trasformato quella che sarebbe
potuta essere la più clamorosa delusione della storia degli europei
(mai una nazionale ospitante è uscita prima della semifinale) nella
concreta opportunità di giocare una partita storica.
Per entrambe quella di stasera sarà la sfida più importante nella
storia del calcio nazionale. Se il Portogallo non era mai andato
oltre una semifinale mondiale (1966) o europea (l'ultima nel 2000),
la Grecia non aveva neppure mai vinto un incontro della fase finale
di un torneo internazionale.
Dopo dodici anni (allora toccò alla Danimarca), una nuova squadra
avrà l'onore di scrivere per la prima volta il proprio nome
nell'albo d'oro della manifestazione.
Rispetto a qualche settimane fa, ripetiamo, le cose sono cambiate.
La Grecia ha confermato l'ottima impressione destata all'esordio,
mantenedo immutate compattezza difensiva e capacità di rimessa. La
lista delle vittime eccellenti degli ellenici è impressionante:
Portogallo, Francia e Repubblica Ceca (senza contare il decisivo
pareggio contro la Spagna), ovvero tre fra le squadre più
accreditate per la vittoria finale. Rehagel non ha dovuto cambiare
molto: si è dovuto limitare, piuttosto, a mantenere alta la
concentrazione dei suoi. A ben vedere, proprio il cammino della
Grecia rivaluta anche la prima prestazione del Portogallo: negativa,
certo, ma non quanto lo sarebbe stata se l'avversaria si fosse
rivelata fragile quanto avevamo pensato.
I portoghesi, dal canto loro, sono andati in crescendo: Scolari ha
apportato molti cambi, tornando autocriticamente sui propri passi:
Rui Costa ha lasciato il posto a Deco, per essere pronto a entrare
(e segnare gol decisivi, contro Russia e Inghilterra); Cristiano
Ronaldo, avuta la fiducia del tecnico, l'ha ripagata con prestazioni
di altissimo livello e personalità (un po' eccessivo nei dribbling,
ma efficace sottoporta e spesso devastante sulla fascia); Ricardo
Carvalho ha sostituito Couto senza farlo mai rimpiangere; Nuno Gomes
ha avuto più spazio, quantunque l'impalpabile Pauleta continui ad
avere il favore di Felipao. A questo si aggiunga la crescita di Figo,
tornato leader di questa squadra.
Grecia costante, insomma, contro un Portogallo in crescita. Il trend
positivo dei lusitani, unitamente al fatto che giocano in casa (il
crescente favore del pubblico è stato un fattore da non
sottovalutare nella considerazione del loro cammino) e che hanno
avuto un giorno in più per riposare (senza contare che la Grecia,
contro la Repubblica Ceca, ha giocato anche un tempo supplementare),
fa pendere il mio pronostico dalla loro parte (da non dimenticare,
nella grecia, l'assenza di Karagounis); ma è uno sbilanciamento
lieve, senza certezze.
Se sia la miglior finale, non so dirlo. La Repubblica Ceca aveva
sicuramente l'organico più forte e fino alla semifinale aveva
dominato la manifestazione. E avrei voluto vedere Portogallo -
Inghilterra con Rooney in campo per tutta la partita. Queste,
tuttavia, sono solo ipotesi.
Ci resta il ricordo di un europeo piacevole, nella speranza che
quest'atto finale ne sia degno. Di sicuro la sarà una sfida
appassionante anche quella fra i due tecnici (i migliori ct della
rassegna): la solidità, l'esperienza e la costanza di Rehagel contro
i rimpasti e i fortunati esperimenti di Scolari (non fosse per
l'insistenza su Pauleta...).
Gli elementi per goderci un'altra bella serata di calcio ci sono
tutti. |