21/6/2002

casa italia

GRAZIE TRAP

di Livio D' Alessandro

Qualche settimana fa mi ero trovato a scrivere sulle pagine di questo giornale un articolo dal titolo "il calcio comunque sconfitto". Erano i 
giorni immediatamente posteriori le convocazioni per l'europeo under 21 
e per il campionato del mondo. Sottolineavo come la linea scelta dal ct 
Trapattoni e dal ct Gentile fosse, a mio avviso, un insulto al gioco del calcio, alla sua fantasia, alla sua tradizione di divertimento. 
Baggio e Cassano a casa, non ci potevo credere. Non mi sentivo di 
escludere che entrambe le Italie avrebbero potuto trionfare, ma mi 
sentivo di urlare che se anche esse avessero allargato le bacheche 
federali, l'anima del nostro calcio avrebbe perso comunque.
Oggi mi rendo conto che ero stato fin troppo ingenuo: non avevo capito infatti che quest'Italia (mi concentro in questo articolo solo sulla 
Nazionale maggiore)in realtà non avrebbe potuto vincere un bel niente. 
E la colpa è soprattutto dell'allenatore che ha infilato, dal giorno delle convocazioni alla partita con la Corea, una serie di errori imperdonabili che dovrebbero rendere scontato il suo allontanamento considerando che Vicini, Maldini e Zoff hanno dovuto lasciare per colpe molto meno gravi.
Analizzo gli errori principali di Giovanni Trapattoni; quelli chiari fin dall'inizio, quelli commessi in corsa.
L'errore più grande è stato quello di lasciare a casa Roberto Baggio, 
giocatore di maggior talento del nostro calcio, nonché giocatore più 
amato in Italia e in Oriente, nonché giocatore in forma smagliante. 
Lasciarlo a casa inventando dubbi sulla sua condizione fisica. Non mi è 
sembrato che il Trap abbia poi prestato molta attenzione alle condizioni fisiche dei giocatori, visto che Paolo Maldini ha giocato sempre senza reggersi in piedi. 
Il secondo grande errore è stato quello di convocare sei attaccanti per poi farne giocare per la gran parte dei minuti uno e mezzo. Sarebbe 
stato molto più sensato convocare qualche centrocampista in più, magari qualche centrocampista dai piedi buoni come Ambrosini o Fiore o Corini. 
E qui mi collego al terzo errore. Era un'Italia di gregari, mancava inventiva e quella presente in rosa è stata gestita malissimo (penso a 
Doni fuori ruolo) o relegata in panchina (penso a Montella). Ed ecco il 
quarto clamorosissimo errore di Trapattoni: la gestione di Montella. 
Vincenzo avrebbe dovuto - e vorrei gridarglielo in faccia, all'uomo di 
Cusano- giocare ogni santissimo minuto perché avrebbe ridicolizzato 
senza scampo la difesa dell'Ecuador, quella croata, quella messicana e 
soprattutto quella coreana. E invece no. Ieri sarebbe entrato solo per 
tirare il rigore. Mi chiedo cos'altro debba dimostrare ancora l' aereoplanino per giocare da titolare con qualsivoglia casacca. 
Ulteriore gravissimo errore è stato quello di barricarsi con Gattuso al 
posto di Del Piero sull' 1-0 contro la Corea. E' stata la mossa simbolo 
delle paure e delle insicurezze che hanno accompagnato il Trap fin 
dalla prima partita e che si sono inevitabilmente ripercosse sui giocatori, apparsi abbastanza timorosi. E' stata anche la dimostrazione 
che non per legge chi si chiude in difesa mantiene il vantaggio. Anzi, 
solitamente chi gioca con i giocatori più forti aumenta il vantaggio 
acquisito.
Insomma, a mio modo di vedere, un fallimento professionale di 
dimensioni catastrofiche da parte di Trapattoni. Si aggiunga a questo 
l'altra grande delusione del mondiale azzurro: Francesco Totti. C'è chi 
dice che "er pupone" non abbia totalmente demeritato. La mia opinione è la seguente: se consideriamo Totti, come la gran parte della stampa e dei calciofili hanno fatto negli scorsi mesi, la stella di questa 
nazionale, il miglior giocatore italiano, il simbolo del nostro calcio, 
Totti non solo ha deluso, ma ha fallito completamente. I campioni di 
caratura internazionale ed eterna hanno sempre rispettato le attese 
della gente nelle grandi occasioni come i mondiali, hanno sempre preso 
sulle spalle la squadra e spesso da soli l'hanno condotta in fondo: penso a Pelè, Crujif, Mueller, Maradona, Matthaeus, Zidane, Baggio. 
Totti no, come Vialli dodici anni fa. Se invece consideriamo Totti un 
gran bel giocatore, superiore alla media dei suoi colleghi di ruolo, 
ottimo nel dirigere e dettare i tempi e i movimenti della squadra, ma 
non catalogabile nel gotha del calcio, allora sono d'accordo con chi 
sostiene che Totti ha fatto la sua parte, con qualche bel lancio e un 
palo. Qualunque fra le due tesi si decida di adottare, è mancata 
comunque la consacrazione del giocatore. E quel cartellino rosso come lo stadio e ingiusto come tutti i torti subiti dagli azzurri, è stato il simbolo della delusione. 
Anche Del Piero, pur avendo avuto meno occasioni di Totti, non ha 
lasciato un segno profondo in questo mondiale a parte quell'esultanza 
commovente dedicata al padre Gino. Faccio fatica a convincermi che Alex possa tornare il gioiello di un tempo, il campionissimo che fa la 
differenza con giocate impossibili. Del Piero è forse emerso leggermente dal buio degli ultimi due anni ma non credo sarà più quello della prima di Juve di Lippi.
E' stato irritante anche Paolo Maldini, titolare per onor di nome e per 
onor di qualche protezione indecifrabile per me così lontano dai retroscena del calcio. Posso solamente constatare che un altro 
giocatore che almeno quanto Maldini ha dato alla maglia azzurra e che, a differenza di Maldini, ha disputato una stagione stratosferica ha 
trascorso l'estate a cacciare nella pampa argentina.
Ma credo che tutte queste singole carenze sarebbero potute essere 
mascherate da un Montella in più, da un po' di coraggio in più, da qualche Gattuso in meno. E l'acqua santa sta bene in Chiesa.

Il fatto che mi sia concentrato così poco sui clamorosi errori arbitrali, veri e propri crimini sportivi, non significa che io non ritenga anch'essi determinanti per l'eliminazione dell' Italia. Ma ne parlano tutti, su tutte le testate, su tutte le reti televisive e radiofoniche. Rischiano di diventare un'alibi troppo grande, un muro dietro cui troppo facilmente un grande colpevole di sport come Giovanni Trapattoni potrebbe nascondersi. E non sarebbe giusto. Per la credibilità del calcio, ad esempio. O per Robi Baggio. O per Enzo Montella.


indice della rubrica | prima pagina