31/5/2002 |
diario
mondiale |
di
Francesco Bianco
Sono cominciati. I diciassettesimi campionati del mondo di calcio si sono aperti con la consueta cerimonia inaugurale e con la sorpresa della sconfitta dei campioni in carica. Chi se lo aspettava?
Era una sorta di derby incrociato ed anomalo, tra Francia e Senegal. Tutti gli africani giocano nel campionato francese; tutti i francesi, eccetto Cisse, militano in tornei esteri. Francese è pure Bruno Metzu, il capelluto e folkloristico allenatore del Senegal. Una squadra di giovani, gli africani, contro una squadra di veterani, quasi tutti già campioni del mondo e/o d' Europa. Un Cisse, difensore e capitano del Senegal, contro un altro Cisse, attaccante e riserva della Francia. Una squadra a trazione anteriore, con la contemporanea presenza di Djorkaeff, Wiltord, Henry e Trezeguet, contro un' umile compagine ben arroccata in difesa e pronta a lanciare la giovane stella Diouf. I ventenne centravanti mi ha sorpreso: è dotato di tecnica, rapidità, scatto bruciante e perfino una certa sapienza tattica. E' stato il migliore in campo, ha fatto impazzire l' inguardabile Leboeuf e ha propiziato il gol. Non lasciamoci ingannare dal suo calo nel finale: reggere il peso di un intero attacco sulle spalle, per 90 minuti di una partita dei Mondiali, sarebbe dura per il più grande dei calciatori.
L' attenuante della Francia è l' assenza di Zidane. Ma può bastare? I transalpini hanno colpito due legni, con Henry e Trezeguet, ma qualche dubbio ora lo destano. Troppi reduci da Francia '98, forse: nessun dubbio, certamente, su Zidane o Thuram, ma è giusto portare a un mondiale Dugarry e lasciare a casa Anelka? E non si poteva attingere con maggiore generosità al florido vivaio dell' Under 21 vicecampione d' Europa?
La Francia potrà certamente valersi anche della maturazione di Viera, Henry e Trezeguet, ancora parzialmente acerbi quattro anni fa. Ma contro di loro, adesso, oltre all' assenza definitiva di Piresse e quella parziale di Zidane, hanno la sconfitta subita contro la squadra sulla carta più facile. Per il passaggio del truno, Uruguay e Danimarca non saranno avversarie facili.
Il primo mondiale asiatico, quello della globalizzazione e (sulla carta) dell' unione dei popoli, emblematicamente diviso fra Giappone e Corea, si era aperto qualche ora prima con una sontuosa e suggestiva cerimonia d' apertura. Migliaia di figuranti si erano prodotti in coreografie ricche di reminiscenze e simbolismi della tradizione orientale. L' abbraccio fra nord e sud (Corea), est e ovest (Asia, Europa e Sud America), antico e moderno (le usanze e i costumi coreano nipponici e il moderno occidente della comunicazione): nel bellissimo e modernissimo stadio di Seoul, sotto il fastidioso e compiaciuto sorriso di Blatter, si è aperto il Mundial della globalizzazione. Fra tecnologia e politica, speriamo che il calcio, quello giocato, abbia sempre la meglio.
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