di
Francesco Bianco
Nei pronostici non sono infallibile. Tutt' altro: se devo dar retta a questi Mondiali, sono un autentico disastro. Avevo pronosticato un facile cammino (nel primo turno) per i francesi, che avrebbero dovuto aprire le danze in modo trionfale contro l' Ecuador (un secco tre a zero); vedevo l' Inghilterra favorita per la vittoria finale; dopo l' 1 - 1 contro la Svezia la stampa ha praticamente impalato il povero Eriksson, già contestato per vicende esxtracalcistiche dai temibili tabloid britannici; l' altra finalista avrebbe dovuto essere il Portogallo, reduce da un' onorevole finale europea; per il titolo di capocannoniere della manifestazione avevo già indicato il nome di Hernan Crespo, giunto a completa maturazione e ad un passo dall' affermarsi a livello mondiale. Ma Crespo, se Batistuta continuerà a giocare come contro la Nigeria, potrebbe avere poco spazio.
Ad ogni modo, è presto per essere pessimisti. La Francia domani ha l' occasione di riscattarsi dal brutto esordio; per l' Inghilterra nulla è ancora compromesso (ma dovrà giocarsi bene le due partite che le rimangono, a cominciare da quella contro l' Argentina); Hernan Crespo, se gli argentini andranno avanti (come pare probabile), potrà avere il giusto riconoscimento alle sue qualità, anche (perché no?) al fianco di Batigol. Sempre che il trentaduenne cannoniere argentino non cali di rendimento...
Il Portogallo... cosa resta della squadra brillante degli scorsi Europei? Tra quel gruppo e l' armata Brancaleone vista in campo oggi, l' unico punto in comune che mi viene in mente è il punto debole: il centravanti. Ma due anni fa apparve un certo Nuno Gomes: non un fuoriclasse, ma qualcosa di simile a un centravanti, il terminale offensivo per le eleganti trame disegnate da Rui Costa e Luis Figo. Accanto al futuro attaccante della Fiorentina, in quel Portogallo agiva con efficacia l' esperto Joao Pinto, in grande forma; senza contare gli stessi Figo e Rui Costa, capaci di andare a rete anche personalmente. Se Nuno Gomes non era Ronaldo, Pauleta non è Nuno Gomes. Mai efficace, mai incisivo, può solo lamentarsi di essere stato scarsamente servito. Il che, fra l' altro, è vero. Del Portogallo ha colpito la scarsa organizzazione di gioco: due leader, Figo e Rui Costa, in perenne sovrapposizione e confusione di ruolo; entrambi sul pallone per calciare le punizioni, entrambi a contendersi l' impostazione della manovra, lo scettro del centrocampo. Sarebbe stato più utile (ci avrebbe dovuto pensare l' allenatore) lasciare in cabina di regia il milanista e portare sulle fasce il fuoriclasse del Real Madrid.
Per non parlare della difesa, da subito in imbarazzo. Gli Stati Uniti hanno avuto vita relativamente facile, alemeno fino al 3 - 0. Il gol del 3 - 1, figlio più del caso che del suo realizzatore, ha dato coraggio ai Portoghesi, che si sono lanciati all' inseguimento di un pareggio impossibile. Impossibile per una squadra senz' anima: la pressione rossoverde non si è mai concretizzata in una manovra coerente ed efficace; se solo avessero gestito meglio i contropiedi, ho la sensazione che gli americani avrebbero potuto segnare anche nel secondo tempo. Un gol in realtà lo hanno fatto anche nella ripresa, ma nella porta difesa da Friedel: la sciagurata autorete di Agoos, che sognava 90 minuti da protagonista (non aveva mai disputato la fase finale di un Mondiale).
La Germania ha sfiorato la vittoria, che ne avrebbe di fatto consacrato la qualificazione e il probabile primo posto nel girone. Il sostanziale equilibrio è stato prima infranto dal solito Klose (4 colpo di testa vincente) e ristabilito, quando tutto sembrava deciso, dalla caparbietà di Robbie Keane. L' Irlanda ha un grande cuore e gioca su ritmi alti. Il contrario del Portogallo.
La Germania, dopo gli otto gol ai fantasmi arabi, ha denunciato certi suoi limiti. Che riguardano soprattutto la difesa, improvvisata e raccogliticcia. In attacco continua a furoreggiare Klose, si danna l' anima Jancker, cerca di ritagliarsi un posto Bierhoff. La grande stella della squadra è ancora una volta Oliver Kahn, arrivato troppo tardi alla porta nazionale per viverne i momenti più esaltanti (le ultime finali europee e mondiali della Germania, nel '90, '92 e '96). Due interventi del portierone tedesco sono stati veramente da grandissimo campione.
Vince anche la Russia. Vince una squadra il cui perno difensivo è Viktor Onopko, dileggiato a USA '94 come difensore più lento del Mondiale, uno dei più scarsi. La massima rassegna calcistica è notoriamente una platea che esalta le doti dell' esperienza, rivitalizzando (onor nazionale o fame di vittoria?) campioni in crisi o vecchi e sul viale del tramonto. Penso a Hagi, a Maradona, a Zoff, a Shilton, a Taffarel, a Ravelli; alla finale del '94 di Baresi (reduce da una frattura al braccio e autore della più grande partita della carriera, a 34 anni suonati); a Roger Milla, che ha segnato (alla Russia) un gol a 42 anni suonati (se diamo retta all' anagrafe africana...); se la memoria mi assistesse meglio, citerei altri esempi. Quel che mi pare, fino ad ora, è che alcuni grandi "vecchi" stiano steccando. La vecchia guardia croata, per esempio (Prosinecki, Suker, Boban, Jarni), o il capitano della Danimarca, Heintze (38 anni); il povero Onopko, che si salva solo davanti alla Tunisia; si stanno mettendo in luce, viceversa, diversi giovani attaccanti: Diouf, Etoo, Duff, solo per citarne alcuni. La speranza, riguardo ai "vecchietti" d' Italia, è che Di Livio (36 anni) e Maldini (34 anni, come passa il tempo...) si comportino bene.
Russia - Tunisia 2 - 0 [Titov, Karpin]
Portogallo - Stati Uniti 2 - 3 [O Brien, Jorge Costa aut., Mc Bride, Beto, Agoos aut.]
Germania - Eire 1 - 1 [Klose, Keane]
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