13/6/2002

diario mondiale

di Francesco Bianco

Alla fine, ma proprio alla fine, ce l' abbiamo fatta. Entrato da poco, è stato Alex Del Piero a pareggiare una partita che sembrava destinata a diventare la nostra seconda sconfitta. 1 - 1 col Messico, agli ottavi di finale ci andiamo noi e i bravi ragazzi dello sceriffo Aguirre.
Vale più il gol di Del Piero o quello di Mendez, in Croazia - Ecuador? Difficile dirlo. Certo è che la rete di Del Piero non può cancellare l' opaca prestazione azzurra né deve farci illudere di aver fatto il nostro. Si era detto, più o meno esplicitamente: "Victoria o muerte!"; non è stata né l' una e né l' altra. E questo, in definitiva, lo dobbiamo alla Croazia. Se noi, grazie e a Del Piero e non ostante un altro gol annullato, il nostro dovere lo abbiamo fatto a metà, i croati non lo hanno fatto per niente. E' stato bravo anche l' Ecuador, sia in un paio di salvataggi difensivi, sia nell' azione che ha portato Mendez al tiro dell' 1 - 0. Coi minuti che passavano, per la Croazia (migliore di quella vista col Messico ma peggiore della giustiziera degli azzurri) si è fatto tutto più difficile.
Verso la fine, poi, c' è stata la svolta definitiva: quasi contemporaneamente, un calcio di punizione per l' Italia e un angolo per i croati. Sull' ennesimo cross nell' area messicana, finalmente Del Piero colpisce di testa. Viene da dietro, stavolta, neppure il più scarso dei guardalinee può supporre che sia in fuorigioco: è gol. E' regolare. Sul cross croato, invece, un colpo di testa di un attaccante si dirige rapido verso la porta ecuadoriana; si ferma sulla linea, contro il piede provvidenziale di Acuinaga, entrato nel secondo tempo. Se le due azioni avessero avuto esiti incrociati, saremmo tutti qui a condannare Trapattoni e a processare questa Italia. Ora possiamo farlo lo stesso, ma ci prepariamo, in cuor nostro, ad affrontare gli ottavi di finale.
Lo vogliamo dire? L' Italia ha giocato male. Potremmo chiederci fino all' infinito quale sarebbe stato l' esito della gara se il gol di Inzaghi su assist di Totti fosse stato convalidato. Possiamo ignorare quest' ipotesi, invece, e analizzare quello che è stato al di là di un singolo episodio. Del Piero, a fine partita, ha detto che tutti questi episodi a sfavore si trasformeranno, in seguito, in preziosi crediti. Personalmente, non ci farei troppo affidamento. Anche oggi avevamo crediti da spendere e abbiamo subito un nuovo torto. Anche dopo il nuovo torto, nel secondo tempo, la terna arbitrale ci ha annullato un gol (bel pallonetto di Montella) per un fuorigioco esistente ma millimetrico. Questo, alla fine, mi consola. E' giusto così.
L' Italia, ad ogni modo, ha giocato male. Totti è stato sempre in ombra; ha tirato un bel calcio di punizione, poi (su assist di Inzaghi) ha fallito una rete clamorosa. Ma soprattutto ha inventato poco; non si è mai prodotto in lanci illuminanti; non ha raccolto le fila del gioco, come gli sichiedeva, pur giocando nel suo ruolo preferito, alle spalle delle punte. Meglio di lui e di Vieri, pachidermico e poco efficace, Pippo Inzaghi. Il centravanti del Milan ha sulla coscienza un paio di occasioni, ma anche un gol teoricamente regolare e un passaggio geniale per Totti.
Montella, entrato nel momento più difficile della partita, non ha avuto la capacità di sbloccare la situazione; ci è riuscito Del Piero, calatosi nell' incontro con straordinaria immediatezza, subito attivo, subito a suo agio nel cuore dell' azione, subito decisivo di testa.
Trapattoni può tirare un sospiro di sollievo ma avrà molto da lavorare per migliorare il gioco della squadra da qui in poi. La manovra italiana è risultata sempre lenta, impacciata, imprecisa, poco incisiva; Tommasi e Zanetti sono dei gran combattenti, ma hanno dimostrato scarsa confidenza col pallone; Zambrotta, senza Panucci (stavolta attivo sulla sinistra, per supplire all' assenza di Doni) alle spalle, non ha potuto dare il solito contributo in fase di costruzione. Auguriamoci che la giornataccia di Totti e soprattutto di Vieri sia solo un caso, ma rallegriamoci di avere valide alternative (Montella e, oggi, soprattutto Del Piero) in avanti.

E poi c' è il Messico. Una squadra schierata bene, con grandi proprietà di palleggio (oggi superiori alle nostre), qualche buona individualità (Blanco, Morales), un allenatore sceriffo e un gran culo, scusate il vocabolo: il centravanti Borgetti, in ombra fino alla rete del vantaggio, non aveva toccato il pallone. Col vantaggio e la qualificazione in tasca, con l' Italia sotto pressione e in confusione, le occasioni per il raddoppio non sono mancate. Foruna e bravura nostre ci hanno risparmiato l' umiliazione e l' eliminazione.

Ma perché il Brasile gioca così bene? Oggi, contro un Costa Rica volenteroso ma ballerino i verdeoro hanno attinto un altro po' al repertorio dell' accademia del calcio. Passaggi di prima, dribbling, finte, rovesciate, cambi di ritmo; se possedessimo una minima percentuale della loro confidenza col pallone, mi sentirei più tranquillo. Il Brasile bisognerà vederlo contro avversari "veri", non contro Cina o Costa Rica; contro l' unica squadra di una certa consistenza, finora (la Turchia), i brasiliani hanno faticato.
Ad ogni modo, hanno il vento in poppa. Giocano bene, hanno ritrovato un ottimo Ronaldo, sono qualificati, primi nel loro girone, e hanno il morale alle stelle. Il Costa Rica non ha giocato affatto male, dimostrando una tecnica tutt' altro che malvagia, anche al cospetto degli avversari. E' mancata la necessaria compattezza in difesa, contro una formazione che ha potuto segnare cinque volte. Ha segnato anche Junior, piccolo centrocampista del Parma, fra i migliori in campo. Oggi Scolari ha sostituito molti titolari con riserve che, tirando le somme, si sono dimostrate all' altezza. Non mi ha colpito il giovane Kaka, attaccante ventenne che è stato affiancato a Ronaldo, nel finale. A proposito: il Fenomeno ha giocato novanta minuti, altro aspetto più che positivo.

Agli ottavi, insomma, vanno Brasile e Turchia, come da pronostico. I turchi hanno piegato le deboli volontà cinesi, chiudendo l' avventura di Bora Milutinovic. Il più originale fra i commissari tecnici aveva compiuto la sua impresa portandola ai mondiali, la Cina. Non è riuscita a farle fare nemmeno un punto, ma dubito che per questo perderà il sonno. Non c' erano i mezzi, probabilmente: troppa inesperienza, troppa inconsistenza traspaiono dall' avvilente riassunto statistico del primo mondiale cinese: 0 punti, 0 gol fatti, 9 subiti.
Credo che Bora abbandonerà; non già per propria delusione o insoddisfazione della federazione cinese, ma per l' irrefrenabile desiderio che spinge quest' uomo ai quattro angoli della Terra; alle lingue e alle culture più differenti, alle avventure, più originali, diverse eppure simili, negli obbiettivi: i mondiali. Ha partecipato a cinque edizioni, compresa l' attuale, allenando cinque diverse formazioni: Messico, Costa Rica, Stati Uniti, Nigeria, Cina. Qualche giorno fa, non so a quale giornalista, pare abbia chiesto: - E' ancora in piedi lo stadio di Kabul?
Vai Bora, riparti dall' Afghanistan e facci sognare.

Brasile - Costa Rica 5 - 2 [Marin aut., Ronaldo, Edmilson, Wanchope, Gomez, Rivaldo, Junior]

Turchia - Cina 3 - 0 [Hasan Sas, Korkmaz, Umit Davala]

Italia - Messico 1 - 1 [Borgetti, Del Piero]

Croazia - Ecuador 0 - 1 [Mendez]


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