14/6/2002 |
diario
mondiale |
di
Francesco Bianco
Alla vigilia di Italia - Messico, qualcuno aveva detto:
- Non c' è due senza tre. Dopo Francia e Argentina, toccherà ad un' altra "grande" abbandonare il mondiale. L' Italia, perché no?
La risposta l' aveva data l' ottimista Gigi Buffon:
- Non preoccupatevi, noi ci qualificheremo. La terza eliminata sarà il Portogallo.
La scuola portoghese è una dell più apprezzate, resa celebre dai grandi club come il Benfica. Eppure, come nazionale, il Portogallo non ha mai ottenuto grandi risultati. Quella del 2002 è solamente la terza presenza al mondiale; il miglior piazzamento lo ottenne nel '66, in Inghilterra, grazie alla patera nera Eusebio. In anni molto più recenti, una nuova generazione calcistica ha ottenuto grandi risultati a livello giovanile: era il 1991 quando i portoghesi vinsero il campionato del mondo under 20. Di quella nazionale facevano parte Rui Costa, Figo e altri illustri esponenti del Portogallo di oggi. Quella squadra, quella generazione di piccoli fenomeni, era, appunto, l' ossatura della attuale nazionale, di quella che due anni fa impressionò agli scorsi europei e, probabilmente, di quella che ospiterà i prossimi. Con calciatori del calibro di Figo e Rui Costa, sostenuti dall' esperienza di compagni di tutto rispetto (Joao Pinto, Paulo Bento, Fernando Couto), ci si sarebbe potuto aspettare di più.
Ma il Portogallo, di problemi, ne ha avuti subito. Tanto per cominciare, l' assurdo dualismo tra Figo e Rui Costa, entrambi non al meglio. La geniale soluzione al problema, Oliveira l' ha offerta sacrificando il milanista (in panchina nelle due ultime partite) e lasciando in campo quel che resta di Figo, lo spettro del campione d' europa col Real Madrid.
La partita con la Corea era godibile; lo è rimasta fino all' espulsione di Joao Pinto, che l' ha trovata assurda e se ne è risentito con l' arbitro. Assurdo è stato il suo eccesso di agonismo, inutile e letale per i suoi. Di fatto, la gara è morta lì: il Portogallo, cui sarebbe bastato un pareggio per ottenere la qualificazione (gli USA stavano perdendo!), ha visibilmente rallentato i ritmi, provando a riproporre una melina in stile Messico già alla fine del primo tempo. Ma per riuscire in simili imprese bisogna essere in due; la Corea, sospinta da un pubblico febbricitante, aveva gambe e voglia per giocare la partita.
La seconda espulsione ha aperto definitivamente la strada ai coreani; i quali, entusiasti e sciuponi, non hanno saputo andare al di là di un vantaggio che il Portogallo avrebbe potuto anche pareggiare, nei minuti finali. Avesse avuto un po' di fortuna pin più…
Ci lascia il Portogallo: contro l' Italia giocherà la Corea. Che è l' avversario più duro, dicono tutti, perché è quella che corre di più, per il pubblico a favore, per il precedente di Inghilterra 66 (ma era quella del nord!); fosse passato il Portogallo, si direbbe che era il Portogallo la squadra più temibile: quella col tasso tecnico più alto, con la maggiore tradizione, in fondo chi cazzo sono 'sti coreani? Se il girono lo avessero vinto gli USA, ci si sarebbe inventati qualcos' altro. La loro imprevedibilità, il fatto che l' allenatore fosse un italoamericano (Arena), il precedente (in amichevole) di qualche mese fa, il potere smisurato di Bush, il desiderio di rivincita mondiale per gli attentati al World Trade Center, manco fossimo noi i talebani.
Trapattoni, commentando l' asenza forzata di Di Biagio, aveva detto: non è necessario, a centrocampo, avere un uomo d' ordine. Necessario no, estremamente utile sì, preciso io. Lo ha dimostrato il Belgio, che oggi ha battuto la Russia e si è qualificato per gli ottavi di finale, alle spalle del Giappone. La miglior prestazione belga, rispetto alla gara contro la Tunisia, sta molto nella presenza in campo di Walem. Non solo per il gol, quanto per le geometrie di centrocampo. Anche Wilmotz, che ha segnato il suo terzo gol (uno a partita), ha potuto giocare più tranquillamente nella sua posizione.
Uno dei limiti degli azzurri, attualmente, è proprio nella zona del centrocampo; abbiamo buoni incontristi (Zanetti, Tommasi, Gattuso) ma nessun regista vero, ispiratore della manovra, organizzatore del gioco. Un Giannini, un Albertini. Un Corini, per citare uno dei nomi che Trapattoni ha ignorato.
Le partite di oggi chiudono la prima fase dei mondiali. 48 partite con 130 gol, una media rassicurante (2,7 a partita, contro i 2,5 di Francia 98) e corroborata dalla goleada tedesca all' Arabia Saudita. Non ho dati in merito, ma mi pare di aver assistito a molti cartellini gialli. Neppure i rossi sono stati pochi. Tre sono stati i calci di rigore sbagliati: uno l' ha parato Hedman (Svezia), prima che segnasse Crespo; li altri due Friedel (USA); continua il sortilegio che protegge la porta statunitense dagli undici metri: l' unico a violare la porta americana dal dischetto rimane Bilek (1990). Storiche qualificazioni sono quelle del Senegal (prima partecipazione alla fase finale dei mondiali), Giappone (seconda) e Corea del Sud (sesta); nelle precedenti partecipazioni, né Giappone né Corea avevano mai vinto un incontro. Le sorprese restano, finora, il Senegal e gli Stati Uniti. A parte le "grandi" tradizionali, il Camerun è stata la mia più grande delusione (la Nigeria è parzialmente giustificata dal girone di ferro in cui si è trovata).
Delle sedici squadre qualificate, una sola è africana: il Senegal. Due rappresentano il Sud America, (Brasile e Paraguay) due il centro-nord america (Messico e USA), due l' Asia (Giappone e Corea del Sud), nove l' Europa (Italia, Spagna, Svezia, Danimarca, Germania, Eire, Turchia, Inghilterra, Belgio); dell' Europa meridionale, escludendo la Turchia (asiatica geograficamente, europea calcisticamente), restano solo Spagna e Italia.
Si passa agli ottavi di finale. Il Mundial della globalizzazione entra nella sua fase più calda e (speriamo) appassionante. Sedici squadre, sulle 32 iniziali, vanno avanti. Ricordiamo e ringraziamo chi torna a casa:
la Francia, per le sue stelle cadute;
l' Uruguay, per la tradizione;
la Slovenia, per il grigiore tecnico e tattico;
il Sudafrica, per le esultanze di Jomo Sono
la Cina, per essere arrivata ai mondiali;
il Costa Rica, per la fantasia dei suoi attacanti;
la Polonia, per l' ultima vittoria;
il Portogallo, per l' ultimo assedio;
l' Arabia Saudita, per gli otto gol presi contro la Germania;
il Camerun, per l' occasione perduta (in 11 contro 10, contro i tedeschi);
la Nigeria, per il tramonto di una generazione;
l' Argentina, per il pianto di Batistuta e Crespo;
l' Ecuador, per averci fatti qualificare;
la Croazia, per idetico motivo;
la Tunisia, per la mediocrità di mezzi e intezioni;
la Russia, per aver schierato ancora Onopko.
Tunisia
- Giappone 0 - 2 [Morishima, Nakata]
Belgio
- Russia 3 - 2 [Walem, Beschastnykh, Sonck, Wilmotz,
Sychev]
Portogallo
- Corea del Sud 0 - 1 [Park Ji Sung]
Polonia
- USA 3 - 1 [Olisadebe, Krysalowicz, Zewlakov, Donovan]
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