20/6/2002

diario mondiale

di Francesco Bianco

Si pensa già al futuro. Nel mirino dei dirigenti e dei calciatori più giovani ci sono ora gli Europei del 2004, in Portogallo. Il primo avvicendamento, inevitabile, sarà quello fra Maldini e Cannavaro. Il difensore napoletano diverrà capitano della Nazionale Italiana fin dalla prossima partita. Per il campione del Milan la carriera in azzurro si è chiusa con il colpo di testa di Ahn.
Non ci sarà alcun avvicendamento, pare, sulla panchina dell' Italia; Carraro ha manifestato la propria solidarietà e stima al commissario tecnico. Si tratta ora di vedere quanto possa contare l' opinione di Carraro, contestato da tutto il paese.
Occorre porre nuove basi, siamo tutti d' accordo; ma non è facendo tabula rasa a occhi chiusi che risolveremo i problemi che abbiamo. Io lascerei Trapattoni dov' è: un grande tecnico su una grande panchina. Ha commesso i suoi errori, senza dubbio, ma è giusto concedergli ora la fiducia promessa. Che sia suo il timone almeno per altri due anni. Lasciamo stare il brutto ricordo delle appendici post mondiali di Vicini (mancata qualificazione a Euro 2002) e Sacchi (clamorosa eliminazione nella prima fase di Euro 2006); ogni storia è storia a sé, non si può cercare sempre nel ricorso la giustificazione alle proprie scelte.
Riprendendo il discorso di ieri, mi pare che il problema cominci dal serbatoio che rifornisce la nostra nazionale: il campionato di serie A. Un campionato, ho già detto, che non è più il più bello del mondo; negli ultimi anni abbiamo forse guadagnato in incertezza (senza più le grandi vette, più squadre possono contendersi la vittoria finale, spesso fino all' ultima giornata), ma non in qualità di gioco espresso. Molti campioni ci hanno lasciato e scelto altri lidi (Inghilterra, Spagna, etc.); in compenso non mi pare affatto calato il numero degli stranieri, il cui arrivo è stato favorito dalla liberalizzazione dell' ingaggio e dell' impiego degli stessi. Meno campioni, insomma, ma più stranieri. I nostri calciatori, sempre di meno (soprattutto in certe zone del campo) non hanno neppure il vantaggio di confrontarsi con i migliori; sgomitano, semmai, con un' orda di (per lo più) mediocri colleghi stranieri.Così, finché non arriva il confronto delle competizioni internazionali, ci illudiamo di essere ancora noi i migliori.
Questo flusso impetuoso di calciatori di ogni parte del mondo non sarebbe neppure così dannoso; non dimentichiamo che in certi paesi, come il Brasile, l' emigrazione è sempre stata largamente praticata; e che dire poi della Francia, campione del mondo nel 1998 con una squadra assemblata saccheggiando mezza Europa? Il palcoscenico straniero può anzi essere un' ottima palestra per formare e far maturare i giovani campioni; farne calciatori completi, esperti, smaliziati, permettere loro di mettersi in luce (se ne hanno poca in patria) o fare il gran salto di qualità (approdare a un grande club; giocare con e contro le grandi star del pallone). Spiegheremmo diversamente la maturazione e l' evoluzione del calcio africano? Quanto deve alla lezione francese il Senegal di Bruno Metzu? Perché lo sceriffo Aguirre si lamentava, alla vigilia dell' incontro con l' Italia, di avere pochi calciatori che giocassero in Europa?
Ma da tutto questo, noi italiani, non traiamo i dovuti benefici. Vogliamo negare l' importanza degli anni spagnoli e francesi di Christian Panucci per la sua maturazione tecnica e tattica? Alla Roma della scorsa stagione è tornato un calciatore essenziale, non il talentuoso ma distratto difensore che aveva lasciato l' Italia. Ma quante possibilità di venire convocato avrebbe avuto Panucci se non fosse rientrato? Meno di quelle che ha avute.
Francesco Coco, che al Barcellona ha avuto poco spazio, ha avuto la fortuna di trovarsi a ricoprire un ruolo (laterale sinistro) in cui c' è poca scelta. Ma l' impressione, netta, è che i ct italiani guardino poco all' estero, accordando la tacita preferenza a chi gioca in patria. L' addio alla Nazionale di Zola è stato dettato solo dalla sua età? Io credo che anche il Chelsea, squadra d' oltre Manica, abbia contribuito a far dimenticare il piccolo fuoriclasse sardo ai vari allenatori azzurri. Roberto Baggio, per cercare di agguantare ilsuo quarto mondiale, ha saggiamente scelto la provincia italiana piuttosto che le più remunerative proposte straniere. Per avere più spazi? Io credo che, soprattutto, abbia pensato di guadagnare visibilità.
Nella girandola dei nomi per il laterale di fascia destra si è forse fatto il nome di Paolo Di Canio? Il quale (uno dei calciatori italiani di maggior talento), pur giocando così bene in Premiership, in questi anni non ha mai goduto di particolari considerazioni da noi. Acquisendo la cittadinanza inglese, magari sarebbe diventato il vice Beckam.
All' estero, in verità, vanno in pochi. I nostri calciatori sono mammoni, si staccano malvolentieri da mamme, spaghetti e veline; non amano confrontarsi con nuove lingue e culture. Aggiungiamoci l' esilio cui rischiano di andare incontro, l' indifferenza degli osservatori italiani, e il risultato è ovvio: per tanti e tali stranieri che affollano le rose delle nostre squadre, non altrettanti italiani emigrano all' estero. I giovani, quand' anche riescano a emergere contro tanta concorrenza, non hanno più, come termini di confrontonto, i primi della classe. Che sono, sempre più spesso, altrove.
Soluzione? Emigriamo anche noi. Lasciamo che i giovani e i meno giovani cerchino fortuna altrove, sgomitino per un posto nei Rangers Glasgow (come ha fatto Gattuso) o (i migliori) nel Manchester United; ma teniamoli d' occhio, seguiamone il percorso, richiamiamoli per le rappresentative nazionali, giovanili e maggiori. Abbassiamo la cresta, ammettiamo che il calcio è più bello altrove; consideriamo come nota di merito (e non di demerito) che un atleta giochi per il Chelsea o per l' Atletico Madrid.
Penso che questo, più che tanti provvedimenti contro questo o quel colpevole (Carraro, Trapattoni), potrebbe risollevare le sorti del calcio italiano. Ampliare i nostri orizzonti, incrementare le possibilità, allargare la prospettiva di calciatori italiani più o meno giovani.

Domani si riprenderà con i quarti di finale. Apriranno le danze Inghilterra e Brasile. Io dico Inghilterra, anzi tutto in ossequio al mio pronostico iniziale; secondariamente, perché l' Inghilterra mi sembra più compatta. La velocità di Owen e la potenza di Heskey potrebbero essere decisive contro l' allegra brigata dei difensori brasiliani. Senza contare, naturalmente, gli inserimenti e i tiri da fuori di Paul Scholes.


indice della rubrica | prima pagina

copertina

[logo]