27/6/2002 |
diario
mondiale |
di
Francesco Bianco
Il calcio africano mi piace, mi affascina, riscuote tutta la mia simpatia. Durante Italia 90, il mondiale della lentezza e del tatticismo, solo il Camerun ha saputo rompere veramente gli schemi, regalando un po' di emozioni fuori dall' ordinario. La partita più bella fu l' ultima, quel 2 - 3 che costò l' eliminazione agli africani e a Lineker, centravanti inglese, sei chili di peso. Ho aspettato fino ad ora, fino ad uno degli ultimi giorni di pausa durante il torneo, per stendere un piccolo bilancio sul calcio africano.
Da dodici anni attendevamo un nuovo Camerun: né i leoni indomabili, né soprattutto la Nigeria (a USA 94 e soprattutto in Francia, quattro anni fa), sono riusciti a ripetere l' impresa di Roger Milla e compagni. Ma il calcio africano è cresciuto e ha continuato a farlo anche negli ultimissimi anni. La definitiva liberalizzazione delle frontiere ha favorito l' importazione di giovani calciatori, che affollano le rose di tutta l' Europa. Le nazionali, spesso (ma non sempre, come il Sudafrica di Yomo Sono) allenate da commissari tecnici stranieri (Bruno Metsu, francese convertito all' Islam, è il ct del Senegal; Schaffer, tedesco, siede sulla panchina camerunense; senza dimenticare Franco Scoglio, allenatore tunisino prima della rassegna mondiale), sono sempre più competitive. Da due edizioni, ormai, le Olimpiadi sono appannaggio di nazionali africane: nel 2000 il Camerun è succeduto alla Nigeria, campione quattro anni prima.
Proprio dal Camerun, campione olimpico e campione d' Africa in carica, mi aspettavo molto di più; mi ha deluso, anzi tutto, il ritorno alla tradizionale casacca a maniche corte; avrei preferito vedere quei negracci (in senso più che positivo) in canottiera, come cestisti, ma la Fifa ha proibito le divise rese celebri dalla Coppa d' Africa e da alcuni spot televisivi.
Mi ha però deluso soprattutto la squadra, che ha ottenuto meno di quanto fosse in grado di chiedere al mondiale. M' Boma ha giocato come un ex calciatore, lento e fuori dal gioco, pronto a far valere solo l' innegabile esperienza. Eto' o, il giovane centravanti del Mallorca, si è messo in luce, ma non abbastanza da trascinare i suoi verso gli ottavi di finale. Passi il pareggio contro l' Iralanda, squadra dal cuore grande così, ma perdere 2 - 0 coi tedeschi in 10 è stato un autentico delitto. Neppure nell' unica vittoria, quella contro l' Arabia Saudita, i leoni hanno entusiasmato.
Dalla Nigeria mi aspettavo poco; innanzi tutto perché era meno forte di quella che 4 anni fa raggiunse gli ottavi di finale (perdendo malamente contro la Danimarca); secondariamente, perché il sorteggio l' aveva inserita nel "gruppo della morte", quello con Argentina, Inghilterra e Svezia.
La Tunisia non la conoscevo e, sinceramente, non mi ha colpito. Generalmente le squadre dell' Africa settentrionale mi piacciono di meno, ma non posso dimenticare la bella e sfortunata prova francese del Marocco, quando fu eliminato a causa della doppietta di Flo (Norvegia) contro il Brasile, a tempo praticamente scaduto.
Il Sudafrica mi aveva deluso in Francia; la stella di Mc Carthy non aveva affatto brillato e non lo ha fatto nemmeno quest' anno; però il giocatore è maturato e, non più da giovane astro nascente, la sua onesta figura l' ha fatta. Ho invece notato Zuma, l' altro attaccante, funambolico, rapido danzatore al limite dell' area avversaria. E come dimenticare le singolari esultaze di Yomo Sono? Meglio dei pugni di Trapattoni, tutto sommato.
Ma la nota più lieta, quella che risuonerà nei nostri ricordi, è il Senegal. Lo sconosciuto Senegal cui avevo ingiustamente negato qualsiasi possibilità di approdo agli ottavi di finale e che invece, beffando me e il mondo intero, ha sfiorato le prime 4 posizioni mondiali. Bravi tutti: dal portiere Sylva, che ha vissuto la maturazione di un decennio in meno di un mese, al talentuoso Diouf, rivelazione assoluta del torneo. Bravo l' allenatore, Bruno Metsu, già personaggio con la sua chioma e con il suo look impeccabile e sportivo, bell' esempio per Camacho. Buon gioco, straordinarie doti atletiche, tecnica più che valida in tutti i suoi elementi con qualche talento assoluto (Diouf in primis), una sagacia tattica che è andata crescendo di partita in partita, senza togliere spazio all' entusiasmo e alla spontaneità del gruppo.
Il bilancio, alla fine, è positivo. Lo rende tale proprio il Senegal, che eguagli ail Camerun e che compie l' impresa di riuscirci alla sua prima apparizione mondiale. Esce dal mondiale imbattuto nei tempi regolamentari, avendo giocato fors il calcio più divertente, battuto ed eliminato, all' eordio assoluto, i campioni in carica della Francia. Un piacevole schiaffo a quanti, come me, pensavano che quel gol di Bouba Djop fosse un fuoco di paglia.
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