28/6/2002

diario mondiale

di Francesco Bianco

Il pallone d' oro, si sa, vale quel che vale. E' un premio sulla cui assegnazione incidono troppo spesso mode e pregiudizi, oltre che consolidate e discutibili tradizioni. Questo è il maggior rischio per il calciatore che più di ogni altro merita, nel 2002, l' ambito titolo individuale: Oliver Kahn.
Il suo aspetto da boscaiolo, la sua rude bruttezza, la sua apparente immobilità svaniscono quando è tra i pali, pronto a guizzare come un' anguilla, a inerpicarsi come un ragno verso il sette, a correre incontro all' avversario lanciato a rete. Punti deboli, a mio parere, non ne ha; durante questa rassegna di Giappone e Corea Oliver Kahn ha dimostrato di possedere tutto il miglior repertorio di un estremo difensore: concentrazione, colpo di reni, agilità, potenza, riflessi perfetti, tempismo e prontezza nelle uscite, piazzamento. Gli è mancato di parare un rigore, ma dal dischetto aveva già neutralizzato, in quel di San Siro, i tiratori spagnoli (del Valencia) nella finale di Champions League del 2001.
Bravi portieri, in questo mondiale, ne abbiamo visti. Buffon, al di là di una parata contro l' Ecuador e del rigore parato ad Ahn, è ingiudicabile; i gol che ha subito sono stati il risultato di prodezze personali, più o meno propiziate dalla fortuna (Rapajic e Borgetti) o di imperdonabili amnesie difensive (Olic, Seol, Ahn). Mi sono piaciuti molto Casillas e Friedel, eccezionali sui calci di rigore, l' esperto Rustu (ad eccezione dell' ultimo gol subito dai turchi, quello di Ronaldo) e Marcos (che difetta un po' nella presa). I peggiori sono stati sicuramente Chilavert, in imbarazzante sovrappeso, l' arabo Al Deayea e il danese Sorensen.
Kahn, secondo me, è un gradino sopra tutti gli altri. In questo momento non è solo il miglior portiere, ma il calciatore più forte del pianeta. Nessuno, come lui, è stato decisivo nel mondiale della propria squadra. Con il dovuto rispetto per Ramelow, Metzelder, Linke e compagni, gran parte del merito della straordinaria difesa tedesca è del suo portiere. Ormai è un vero e proprio spauracchio: le gambe degli avversari, di fronte a quel corpo massiccio ma pronto a divorare, così sapientemente proteso a coprire quanta più porta si può, tremano visibilmente. Gli tirano addosso, al portierone in uscita, oppure si liberano del Fevernova in calcio d' angolo. Da fuori, poi, sembra veramente insuperabile. Robbie Keane, che ha disputato un gran mondiale, potrà andar fiero di averlo battuto, nei minuti di recupero di Germania - Irlanda.
E' difficile che un portiere conquisti l' ambito trofeo, ma non impossibile. Lev Yashin potrebbe trovare un erede proprio quest' anno, quello di un mondiale troppo spesso giocato sotto tono. Perché non premiare dunque un estremo difensore?
Conterà moltissimo l' esito della finalissima. Il maggior rivale per Kahn sarà senz' altro un brasiliano: Ronaldo o Rivaldo, presumibilmente, che sono ancora in corsa per il titolo di capocannoniere (sempre che Klose non stupisca tutti, raggiungendo o superando il Fenomeno). Ma attenzione anche a Ronaldinho, diventato imprescindibile per questa nazionale brasiliana; e a Roberto Carlos, uno degli esterni più forti del mondo, che ha dalla sua anche la vittoria in Champions League. 
Non si fugge dal cerchio, tuttavia: in ossequio alla tradizione, a dicembre non si avranno occhi che per il mondiale di Giappone e Corea. Poco varranno, allora, le prodezze di Zidane con il Real Madrid campione d' Europa (e quel suo gol indimenticabile, nella finale, a poche settimane dalla rassegna iridata); il titolo verrà assegnato ad uno dei grandi protagonisti dei mondiali. Non Diouf, ancora troppo acerbo e prematuramente eliminato (senza segnare nemmeno un gol), ma (sono convinto) qualcuno che giocherà la finale. Potrà essere l' uomo partita oppure uno dei sopra nominati. Kahn (sempre che Klose non diventi capocannoniere, ma non sarei d' accordo ad assegnargli il titolo di miglior giocatore europeo) o un brasiliano, le mani contro i piedi d' oro. Io tifo per il portierone.
Domani c' è la finalina. In parecchi sperano, assente lo spettro dell' eliminazione, di vedere una partita più bella delle altre. Io la considero una amichevole non inutile, ma assai meno appassionante del più brutto incontro di primo turno. A me piace la lotta per andare avanti, la speranza che è negli occhi di qualsiasi calciatore di raggiungere la finale. Le fredde esultanze degli italiani, nella finalina del 90, non le scorderò mai. L' algida telecronaca di Giorgio Martino, la patetica ola finale dei calciatori il cui sogno s' era già infranto, i sorrisi forzati e la fioca soddisfazione di Totò Schillaci, capocannoniere. No, io voglio l' agonismo, il sorriso vero e le lacrime, la speranza e la delusione in ogni primo piano. Voglio la finale e aspetto domenica per divertirmi sul serio. Se il campo mi darà torto, pazienza.
La finalina la vincerà la Corea del Sud. Per i coreani il sogno non è finito, ma si protrarrà finché avranno uno stadio pieno, tutto per loro. Non possono permettersi di fallire l' ultimo atto di un' avventura comunque eccezionale.
La finalissima la arbitrerà Collina. Non ripaga l' Italia dei torti subiti, ma offre all' arbitro più famoso del mondo il suo più degno palcoscenico. Quarto uomo sarà Dallas, altro ottimo direttore di gara.


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