30/6/2002 |
diario
mondiale |
PENTACAMPIONI
di
Francesco Bianco
Contro la miglior Germania dell' intera competizione, il Brasile vince la sua quinta Coppa del Mondo di calcio. Lo fa grazie alla doppietta del redivivo Fenomeno, il pelato (con mezzaluna) Ronaldo. Il crudele sadismo di questo sport ha destinato l' ottimo Kahn, portiere che sembrava imbattibile, al ruolo di apripista per i rivali verdeoro; era il secondo tempo e la Germania aveva dato l' impressione di giocare meglio degli avversari, schierata in campo ottimamente da Rudi Voeller. Colpa del Fevernova? E' possibile. Il tiro di Rivaldo (da fermo, come spesso accade) è scivolato dalle braccia (solitamente sicure e accoglienti) del capitano tedesco, forte probabilmente di un effetto incalcolato; è arrivato Ronaldo e per Kahn non c' è stato più niente da fare. A ben vedere, la partita è finita allora. Il raddoppio, che ha dato ai brasiliani la certezza del successo, è stata una limpida azione da manuale: un passaggio preciso di Kleberson, un geniale velo di Rivaldo e la conclusione, pulita e imparabile, ancora del Fenomeno.
La partita era cominciata in modo assolutamente sorprendente, sotto certi aspetti; la Germania era più tonica, più robusta a centrocampo (non ostante Scolari avesse rinunciato al contemporaneo impiego di Ronaldinho e Juninho per inserire Kleberson, un interditore), più forte nei contrasti e spesso vicina alla porta di Marcos. Sui colpi di testa i brasiliani hanno avuto la forza di non sbagliarne neppure una. Klose e Bode, in attacco, sono stati assolutamente insufficienti. Neuville, con la sua rapidità, ha giocato un gran primo tempo e una ripresa più che onesta, ma ha agito troppo spesso lontano dall' area di rigore avversaria. Peccato: lo svizzero aveva un passo decisamente più brillante degli avversari.
Comunque, non ostante l' assenza di Ballack, i tedeschi stavano reggendo egregiamente il confronto con la Seleçao; Schneider e Neuville furoreggiavano, Kahn rimediava magistralmente alle poche amnesie della difesa. Ronaldo non sembrava nella migliori serata; Rivaldo, sempre fuori dal gioco, era addirittura inguardabile. Qualche colpo dei suoi, nel primo tempo, lo ha regalato Ronaldinho, ma è stato soprattutto Kleberson, pronto a inserirsi da dietro, a preoccupare i sostenitori tedeschi; a gelar loro addirittura il sangue, colpendo una traversa da fuori area, con Kahn inutilmente proteso verso il sette.
Germania più costante, Brasile affidato ai numeri, alle fiammate. Il film della partita lo si sarebbe potuto scrivere anche in anticipo. Non mi sarei aspettato, tuttavia, una Germania così propositiva. Paradossalmente i tedeschi, nell' unica partita in cui non hanno segnato, hanno creato più gioco. E' mancato loro l' attaccante decisivo: Bierhoff, entrato troppo tardi, non ha potuto che assistere alla fine del sogno.
Col passare dei minuti, il Brasile ha acquistato sicurezza in difesa: i centrocampisti, pronti anche ad impostare l' azione offensiva, hanno ottimamente contrastato le iniziative avversarie, spesso prevedibili; Scolari ha frenato Cafu e Roberto Carlos per destinarli a compiti più che altro difensivi; quando c' ne ne è stato bisogno, Marcos si è rivelato degno erede di Claudio André Taffarel (sulla punizione di Neuville, deviata sul palo).
L' equilibrio è stato rotto definitivamente dal vantaggio brasiliano; quel gravissimo errore di Kahn, primo e unico nel "suo" mondiale, che ha rotto i delicati equilibri della partita. In conferenza stampa l' ammirevole Voeller ha ammesso una superiorità del Brasile che per lunga parte della gara non si era vista. La sua nazionale, giocando addirittura sopra le proprie possibilità, aveva quasi annullato il divario tecnico fra i giocatori in campo. Era forse destino che proprio un errore del calciatore più rappresentativo, forte e decisivo (il paragone col Maradona del 1986 è assolutamente calzante), concludesse i sogni di una nazione in festa.
L' errore di Kahn, che nulla toglie al suo mondiale strepitoso e che non gli sottrae il mio platonico titolo di miglior calciatore del mondo, sposterà anche altri equilibri verso il Brasile: quelli del pallone d' oro. Non credo che nessuno potrà più impedire a Ronaldo (che raggiunge Pelè quanto a gol segnati ai mondiali) di vincere per la seconda volta il trofeo. Neppure Rivaldo, che oggi non ha brillato, ma che nei momenti decisivi è stato presente.
La storia di Ronaldo sembra la favola del calcio. La favola più bella perché ricca di sfumature, di contrasti violenti tra un estremo e l' altro. L' ultima, indelebile immagine che conservavo di Ronaldo ai mondiali, prima del 2002, era quella di un volto scavato e vuoto, di chi aveva portato a termine una partita che non avrebbe dovuto giocare: la finale di Francia 98. Dalla zoppicante discesa dall' aereo, dopo il successivo rientro in Brasile, alla serata trionfale di Yokohama, ci sono tante amarezze e pochi sorrisi. I due infortuni, gli interventi chirurgici che ne hanno ricostruito il fisico, il duro lavoro con cui ha recuperato la condizione, per ben due volte; il suo secondo ritorno, nel campionato italiano, contro il Brescia di Carlo Mazzone. Fu subito gol e subito Fenomeno, ma quanti avrebbero scommesso sul suo recupero definitivo? Non era fra le mie massime certezze, lo ammetto. Ma non lo avrei neppure escluso a priori, come ha fatto qualche scettico.
L' ultima fotografia prima del mondiale risale al 5 maggio, alla panchina interista nello stadio Oimpico; Ronaldo piangeva, autore di una partita incolore nel giorno del mancato scudetto nerazzurro. La tragedia, questa volta, era sportiva.
Ronaldo ha il potere di richiamare, in chi scrive, i più vieti luoghi comuni, le metafore più abusate. Quella della fenice, che risorge più e più volte dalle proprie ceneri, quella del campione che si dimostra più forte di ogni avversità. Chiedo scusa, ma è la storia del calcio, la biografia del Fenomeno, a essere così fenomenale da sembrare scritta a tavolino da uno sceneggiatore senza fantasia.
Chi poteva segnare, nella nuova finale, in Giappone? Ronaldo. Una nuova doppietta che lo proietta in vetta alla classifica dei marcatori, che gli consente di raggiungere Pelè quanto a reti segnate nei mondiali (12). Con la prospettiva e il sogno di superarlo.
Festeggeranno, i brasiliani, chissà per quanto. Con i loro successi, i pentacampioni sembrano irragiungibili. Ronaldo strizza l' occhio alla storia, così come Cafu, il suo capitano. Oltre cento presenze con la Seleçao, due titoli mondiali; ha giocato tre finali, come nessuno era riuscito a fare prima (negli USA, otto anni fa, Ronaldo era convocato ma non giocò neppure un minuto). All' atto della premiazione ha voluto levarsi più alto di tutti, sul podio della Coppa Fifa, e da lì ha sollevato al cielo il trofeo.
E' stata una finale godibile, dopo tutto. Equilibrata, senza restare vittima del tatticismo e della paura di perdere o di vincere. Anche per questo, per essersi giocata la partita, la Germania merita l' applauso del pubblico e può tornare in patria con onore. Nessuno, sono sicuro, rimprovererà ad Oliver Kahn l' errore che è costato il quarto titolo ai tedeschi. Pierluigi Collina ha diretto la gara molto bene, senza che i calciatori abbiano dato vita a teatrini, incontri di catch o quant' altro capita di vedere, talora, sui campi di calcio.
Germania
- Brasile 0 - 2 [Ronaldo, Ronaldo]
RASSEGNA
STAMPA
GERMANIA
- BRASILE
- 0 - 2
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Germania][pagelle
Brasile]
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GERMANY
0 : 2 BRAZIL
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Gazzetta dello sport: Ronie,
"Sono campione, non ci credevo"
Corriere della sera: Ronaldo
come Pelè e il Brasile trionfa
Corriere
della sera: Ronaldo,
una finale e quattro anni amari da cancellare di Giorgio
Tosatti
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della sera: Un
giusto premio per il Brasile e Ronaldo
di Giuseppe Bergomi
Corriere
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finale
di Giancarlo Padoan
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La Repubblica: "Viva
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GERMANIA-BRASILE O-2, VERDEORO CAMPIONI; DOPPIETTA DI
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