5/7/2002 |
c' è posta per noi |
Una nuova generazione di calciatori - e di tifosi
Lunedi', seguendo per piu' di quattro ore in diretta la telecronaca della tv tedesca sul rientro dei 'Vizeweltmeister', mi ha colpito una notizia: Sul Römerberg di Francoforte, luogo tradizionale dei festeggiamenti calcistici tedeschi, in questa giornata nuvolosa di inizio luglio del 2002, c'erano piu' persone rispetto a dodici anni fa'. La differenza: nel novanta tornarono i campioni del mondo. Lunedi' sono tornati i 'campioni dei cuori', come titolavano alcuni giornali tedeschi. Campioni dei cuori: perche'?
Torniamo un attimo a Italia Novanta, trionfo assoluto del Kaiser Beckenbauer. Io mi ricordo bene i festeggiamenti in Germania ma mi ricordo anche alcuni tifosi ubriachi che gridavano e cantavano la superiorita' tedesca su tutti gli altri, e non era certo intesa in senso prettamente calcistico. E mi ricordo proprio le parole del allenatore-imperatore, che oramai si credeva veramente "über alles": "Il calcio tedesco nei prossimi anni sara' assolutamente imbattibile". La Germania di Beckenbauer quindi al di fuori del proprio territorio ha conquistato semmai rispetto, ma pochissime simpatie. E
persino in Germania la stima non si e' trasformata in vero affetto: Il titolo d'onore 'Kaiser' ormai lo aveva, ma non mi ricordo di nessuna canzone tipo quella di adesso 'C'e' solo un Rudi Völler', anche se, inserendo 'Beckenbauer' al posto dell´eroico ct di Hanau, il ritmo della frase non sarebbe assolutamente cambiato.
Dodici anni non cambiano solo una squadra: Possono cambiare anche una nazione.
La mentalita' tedesca dell'neonato millennio dal mio punto di vista e' ben diversa da quella dell´era di Helmut Kohl, della Germania euforica
dell'unificazione nazionale e del suo strapotere economico e politico. La Germania in questi ultimi anni segnati da recessioni, deficit e disoccupazione ha dovuto comprendere che il mondo non neccessariamente gira intorno al proprio paese, che le vittorie non sono piu' cosí scontate. Sembra addirittura come se questo cambiamento, questa mancata fede in se stessi, si fosse rispecchiato nella crisi calcistica di una nazionale umiliata da una tripletta di Conceicao che ha significato l'eliminazione dagli europei del 2000. Ci voleva ormai una persona semplice per rimuovere questa depressione, uno accettato da tutti perche' umile e credibile nello stesso tempo. Possiamo
considerarla una vera ironia della storia che questa persona sia stata trovata quasi per sbaglio, in ogni modo solo come soluzione provvisoria prima dell'arrivo del grande Daum che poi (sono tentato di aggiungere "grazie a dio") ha scambiato la droga del calcio con quella vera. Si é ripiegato dunque su Völler, l'unica speranza di una nazione che (non solo) calcisticamente ormai era disposta ad accontentarsi di poco. Völler, che rappresenta il tipo 'con i piedi sempre per terra': quando lunedi' si cantava la sua canzone, sorrideva imbarazzato, dicendo: "smettetela". Ma la gente non la smette. Dopo una netta sconfitta nella finale, dopo un'ottima prestazione senza genialità, ecco il perche' di questa euforia inaspettata, della gente a non finire radunata a Francoforte: la nazionale tedesca e' brava ed e' simpatica. Non di piu' e non di meno. Cosi la pensano almeno i tifosi tedeschi: sono ragazzi tra i 10 e i 30, per loro non conta tanto essere superiori a tutti gli altri. Conta che la nazionale li abbia divertiti, che ci sia gente con la grinta di un Kahn o con l'attegiamento modesto di un Hamann. Gente che magari nella Germania di una volta non esisteva. E anche in questo senso penso che possiamo rallegrarci tutti di un mondiale, fra quattro anni, in un paese che ha imparato cosa significa sapersi accontentare di poco per poi magari ricevere molto di piu'.
Till
Stellino
Fra le note più positive degli ultimi mondiali,
registriamo senz' altro tutto ciò che riguarda la nazionale
tedesca. Oltre alla squadra, colpisce e ci piace il fairplay con
cui è stata accolta la sconfitta in finale, non sfociata nel mare
di polemiche che, con ogni probabilità, avrebbero avuto luogo in
Italia. In ogni caso, riteniamo che l' esempio tedesco sia da
rispettare: come credere nei propri mezzi; come raggiungere, con
umiltà e realismo, degli obiettivi straordinari; e come reagire
alla sconfitta, pur bruciante, in una finale mondiale.
Ci sorprende sentire da un tedesco che la nazionale di Voeller
abbia riscosso maggiori simpatie di quella allenata dal
"Kaiser" Franz Beckembauer: una nazionale che tutti noi
italiani ricordiamo con grandissima ammirazione (e simpatia
nazionalista: furono i tedeschi a battere l' Argentina, che aveva
eliminato l' Italia...) e che le nostre squadre di club
saccheggiarono con profitto (Matthaeus, Brehme, Klinsmann, Voeller,
Haessler, Kohler, Moeller, Reuter, Riedle: giocatori che
ricordiamo molto bene...).
Il saper vivere con il dovuto distacco, con spirito critico, tanto
le vittorie quanto le sconfitte, è senza dubbio indice di grande
maturità.
E permette di godere, apprezzandone i meriti, anche di una
formazione battuta nella finale dei mondiali, per colpa di una
papera del proprio portiere.
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