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15/5/2002

recensioni


TUTT' ALTRO CHE BEST

(Best di Mary McGuckian, Gran Bretagna, 2000)
di Francesco Bianco
Diciamolo pure: "Best" ci ha deluso. Era forse troppo carico di aspettative, troppo suggestivo con quel titolo secco, quasi un' affermazione di valore. Ci aspettavamo di più da un soggetto assolutamente interessante e degno di essere trattato: la vita, sul campo e fuori, di George Best, campione tutto genio e sregolatezza, come vuole la migliore tradizione. Cominciamo subito col dire, in un giudizio che è e resta negativo, cosa è piaciuto. Il calcio giocato, le immagini d' epoca, un po' sgranate, delle azioni dei fuoriclasse del Manchester United. Ripercorrere alcuni dei passaggi fondamentali della storia del calcio europeo e inglese è stato emozionante: dai primi gol all' umiliazione del Benfica sul proprio campo del '66, alla vittoria in Coppa dei Campioni (allora la Champions League non esisteva) due anni più tardi, a Wembley, sempre contro il Benfica di Eusebio. I filmati d' epoca sono sapientemente mescolati con le nuove riprese, in un montaggio senza cesure particolarmente fastidiose (come è capitato in altri film). Non ci piace, invece, l' assenza nel tessuto narrativo di episodi fondamentali, quali l' assegnazione a Best del Pallone d' oro; poco suggestiva è inoltre la cornice del racconto, che si immagina narrato all' interno di uno show televisivo con protagonista lo stesso Best. La vicenda, di per sé accattivante, non cattura, frammentata in episodi cui manca o l' enfasi o il rigore documentario e narrativo. Un montaggio "barbaro", per un film che narra della vita sregolata di un campione alcolizzato, possiamo anche accettarlo, ma il dramma del calciatore costretto a smettere non è assolutamente reso, sulla tela cinematografica, coi colori che ci aspetteremmo.
Avremmo preferito, piuttosto, più spazio al calcio, a quello giocato, alle immagini del Manchester sul campo e a quelle di Best stesso col pallone fra i piedi. Ma forse, trattandosi proprio di George Best, era una scelta che potevamo prevedere e che, a conti fatti, accettiamo: un campione che al calcio ha dato meno di quel che poteva, giocando poco e smettendo a soli 28 anni. Pazienza.
Mal si digerisce, invece, la retorica della scena della fuga dalla polizia che assdiava la casa di Best: il campione fugge con un disperato e malinconico dribbling, per liberare subito dopo tutta la sua rabbia. Retorica che non è assente neppure nel finale, tutto dedicato a sir Matt Basby, demiurgo di quel grande Manchester. La figura di Basby, in effetti, giganteggia onnipresente fino quasi, talvolta, a sovrastare George Best. Non valeva la pena, forse, dedicare tutto il film al grande "manager" dello United, lasciando sullo sfondo la vicenda sportiva e umana di Best e degli altri campioni della squadra (fra i quali emerge, pur fiocamente, solo l' immagine di Bobby Charlton)? Il botteghino, probabilmente, ci risponderà.
Per saperne di più (locandina, trama, cast, giudizio del pubblico, cinema) clicca qui.
Sito ufficiale: http://www.bestilfilm.it

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