Come li volete chiamare? Re Artù con Lancillotto, Robin Hood e i boscaioli della foresta?
Sono partiti con le parole come se fossero spade, frecce, scagliate a destra e a manca contro tutti: federazione, lega, arbitri; con rancore, con voglia di destabilizzare il sistema che a loro non va. Un sistema che hanno creato anche con il loro voto e che ora ripudiano affermando che è un sistema corrotto e corruttibile solo perché hanno subito, a loro dire, qualche torto arbitrale.
Tante domande sorgono spontanee: perché parlano sempre dopo? Il presidente del Como a situazioni invertite avrebbe espresso le stesse accuse? Si sarebbe dimesso? Credo di no! E l’associazione per delinquere, di cui si fa censore il presidente Sensi quale impatto può avere sulla tifoseria? Perché creare queste tensioni, perché pensare che il bene sia solo dalla parte loro e il male dalla parete avversa, a quale scopo?
Possibile che per contrastare “il potere” non ci sia altro mezzo che gli insulti, le insinuazioni gratuite? Perché i presidenti non si propongono come antagonisti con una libera dialettica? Quante altre domande si potrebbero fare? E le risposte come sarebbero? Se si continuerà con questi toni, la partita sul campo non conterà più nulla, sarà una formalità tra una querela e un’altra, tra una trasmissione televisiva e una gara d’insulti. Andrà a finire che i tanto vituperati giocatori, quei venali, quei mercenari senza patria saranno ancora i migliori.
Sto alla finestra per vedere dove si andrà a parare, dove Re Artù e Robin Hood ci porteranno e che fine faranno.
Riusciranno i nostri eroi a scalzare il cattivo tiranno che presiede la lega? E se così fosse le cose cambieranno? E una volta ottenuto il potere e con esso i favori che adesso mendicano, il gioco del calcio tornerà ad essere più credibile? E’ improbabile. Si ricomincerà a piangere dall’altra parte della sponda. E così via…

LUCIANO COMASCHI