PRESENTE E AMARCORD
Vederli uscire insieme dal sottopassaggio del
Dallara, davanti a tutti, capitani indiscussi nella seppur soltanto periferia
del calcio che
conta, mi ha fatto sorridere, ripensare a tutte quelle emozioni che in passato
hanno vissuto insieme, fianco a fianco, a tutte le volte che le loro storie si
sono intrecciate, sfiorate, scontrate. A tutte le emozioni che hanno fatto
vivere agli amanti del calcio.
Gianluca Pagliuca e Roberto Baggio, oggi vecchietti pregiati della Serie A,
ieri, ad esempio, uniti nel pianto su quel torrido campo di calcio
d'oltreoceano. E qualche giorno prima, quel cartellino rosso che escluse
Pagliuca prematuramente dalla sfida contro la Norvegia portò Sacchi a sostituire
Baggio aprendo una crepa fra i due mai più risanata. E altre analogie, altri
parallelismi mi vengono in mente sotto questo sole di Bologna nonostante sia
autunno già da un po'. Ancora a Pasadena, nella partita più importante della
loro carriera,
commisero incredibilmente anche l'errore più clamoroso della loro carriera.
Quello di Gianluca, assistito dal Dio Palo, è svanito però dalla memoria
collettiva mentre quello di Roberto sarà discussione anche delle future
generazioni.
E al mondiale successivo non era previsto neanche che giocassero. Entrambi
invece furono fondamentali, fin dove fu possibile, fin quando per la terza volta
consecutiva non si abbattè su di loro la maledizione dei calci di rigore. Eh
già, perché anche il mundial italiano lo avevano vissuto fianco a fianco,
giovani e inesperti. Roberto, proprio in quei fantastici giorni romani si
consacrò a livello internazionale, Gianluca aspettò qualche mese in più e
divenne campione d'Italia.
A livello di club subirono insieme i travagli dell'Inter sciaguratamente privata
di Simoni e affidata a Lucescu prima a Castellini poi, a Hodgson infine.
Gianluca scappò fortunatamente da Milano (o fu cacciato) e si sistemò a Bologna
dove ha trovato la sua pace, la sua dimensione e dove, esattamente come la aveva
aperta, chiuderà la carriera. Roberto invece ha creduto alle promesse di Lippi,
ha attraversato la stagione più buia ed è scappato l'anno successivo. Anche lui
in provincia, anche lui alla ricerca di un posto sereno dove finire la gloriosa
avventura di calciatore. Come al solito è stato più sfortunato dell'amico
Gianluca. Brescia si è rivelata sede di infortuni gravissimi, di decessi, di
avversità. Ma in questa malasorte si è creato un gruppo fortissimo che, parole
di Seric "non si riscontra nelle altre squadre". E intorno a questo gruppo
Roberto ha costruito la delusa rincorsa al mondiale, ha involontariamente fatto
accrescere l'amore della gente nei suoi confronti, si è impegnato in recuperi
prodigiosi dagli infortuni, ha sommato prestazioni di livello incredibile, ha
entusiasmato con raffiche di gol e magie.
Oggi, nella rinnovata sfida contro l'amico Pagliuca, gli è andata male. Ma sono
certo che si rifarà. Sarà sufficiente comunque ritrovarli ancora in campo l'uno
contro l'altro per sorridere, emozionarsi, pagare il prezzo del biglietto solo
per vederli giocare, perché sono fra i
pochissimi giocatori rimasti che ti permettono di gustare un grande presente
ricco anche di amarcord.