7/2/2002 |
c' è posta per noi
|
Lacrime di ammirazione
Idee e ricordi, lacrime e sensazioni affiorano alla mente e ci obbligano, oggi piú che mai, a ringraziare Roberto Baggio. Ringraziarlo per la sua diversitá spontanea, per la sua semplicitá incredibile, per la sua dolcezza commovente. Ringraziarlo per la sua arte magica, per la sua talentuosa grazia, per la sua luce. E nello stesso tempo per la sua grinta vorace, per il suo carattere forte, per il suo coraggio ostinato.
Ingenuitá, sfortune, ingiustizie: è caduto troppe volte, Roberto. Ma sempre si è rialzato. Nessuno (e potrei gridarlo: nessuno) ha mai dato tanta luce al gioco del calcio trovandosi nelle condizioni di Roberto. Nessun giocatore è mai diventato un fuoriclasse rompendosi a diciotto anni il crociato anteriore, la capsula, il menisco e il collaterale della gamba destra e a diciannove ancora il menisco. Nessun giocatore ha mai raggiunto il successo con duecentoventi punti interni ad una gamba. Sarebbe un´impresa impossibile per chiunque anche con le tecniche chirurgiche e riabilitative di oggi.
Roberto Baggio, peró, è unico. Nella storia del calcio mondiale. La sua forza di volontá è sovrannaturale, la magia del suo piede divina. Ogni successo è stato una conquista personale, sudata. Le porte della nazionale gli sono state chiuse in faccia a ventisette anni da un commissario tecnico oggi fallito e costretto a fare il dirigente e dall´arroganza di allenatori primedonne. (Gli spiragli riaperti da Cesare Maldini non possono certo considerarsi consolazioni sufficienti). E il fatto che oggi, otto anni dopo, il suo infortunio smuova in modo cosí massiccio i sentimenti popolari, è la prova che Roberto Baggio ha dato al calcio, alla gente, alla vita ció che solo pochissimi uomini (e mai nessun calciatore) hanno dato prima di lui.
Per questo dovremmo essergli grati.
E perché vedere il giocatore piú forte del mondo allenarsi un´estate intera nel giardino del proprio paese, è stato un momento di sofferenza ma di poesia.
E perché ammirare il suo Codino sventolare generoso sui campi di tutto il mondo è stato semplicemente bello.
E perché non sapere mai dove stesse o cosa facesse fuori dal campo, mentre i suoi colleghi occupavano stabilmente le copertine dei giornali rosa, è stato estremamaente romantico.
Per tutto questo, dunque, dovremmo essergli grati.
E dirgli di trovare la forza per reagire un´altra volta, sfociando nell´inverosimile, per asciugare le nostre lacrime e farci sognare ancora.
Destinazione Portogallo, anno 2004.
Livio
D' Alessandro
|